Il film di David Wendt è tratto dal best seller di Timur Vermes, romanzo provocatorio che narra dell’irresistibile ascesa ai giorni nostri di Hitler, al quale non viene mai meno la risaputa capacità persuasiva, quasi ipnotica, che aveva garantito il suo successo negli anni ’40. Per rendere perfetta l’illusione, il regista ha deciso di effettuare un esperimento sociologico: mettere veramente il Führer, interpretato dal bravissimo Oliver Masucci, nel centro di Berlino (e in seguito di altre città tedesche) e filmare le reazioni dei passanti. Convinti che non si trattasse che di un attore, i cittadini accolgono l’emblema del nazismo chiedendo di scattare selfie con braccio destro alzato, addirittura viene abbracciato e salutato con commozione, con sorprendentemente poche reazioni di sdegno. Dopo una parentesi iniziale, l’uomo coi baffetti inizia a conoscere l’enorme possibilità che i media moderni possono offrire ad una propaganda di massa, e si serve della televisione (meraviglioso strumento utilizzato impropriamente per inutili programmi di cucina) per diffondere il suo messaggio.
David Wendt ha avuto l’idea brillante di creare un collage tra cinema interpretato da veri attori e momenti di documentario. Probabilmente, però, nemmeno lui si poteva immaginare che l’uomo medio tedesco potesse mostrarsi così bendisposto ad accogliere e accettare il gerarca nazista, addirittura confidandosi con lui ed appoggiandone le idee. Si tratta ovviamente di una pellicola provocatoria, che vuole far riflettere sull’importanza di ricordare avvenimenti del passato, nonchè per sottolineare il potere manipolatorio del sistema mediatico. In Germania è stato distribuito nel 2015 e si è rivelato il più grande successo al botteghino dell’anno, superando addirittura Inside Out. Non c’è che dire, l’esperimento è riuscito.