Per rendere possibile la disposizione in tempi così brevi, Putin, ha fatto ricorso ad un emendamento speciale plenipotenziario, ovvero a pieni poteri, per arginare un male che grava sempre di più sulla società russa. E’ un dato, infatti, che dal 2005 i reati sessuali sui minori siano aumentati di quasi venti volte e il premier non ha esitato ad attribuirsi poteri straordinari per arginare la pedofilia.
“Sono sicuro – ha detto il presidente – che il Parlamento capirà la mia decisione che, attenzione, non risulta affatto uno scacco alla democrazia, ma una riforma necessaria per il bene di tutti”.
Il disegno di legge approvato dalla Duma prevede la castrazione chimica attraverso l’iniezione di una sostanza che inibisce la libido, rendendo quindi la persona in grado di non poter nuocere. La decisione partita dal Cremlino ha trovato molti segnali di approvazione, sebbene non siano mancate le polemiche in Russia e nella comunità europea, in cui pare che un deputato olandese sia intenzionato a fare ricorso per violazione dei diritti umani.
Putin si è rifiutato di ritrattare, ed è rimasto ben saldo nella sua posizione, dimostrandosi estremamente duro anche nei confronti del medico russo Porfidosky, che invece predica la rieducazione dei rei di pedofilia. Il messaggio lanciato dal premier russo è un monito forte e chiaro indirizzato ai criminali che molestano i bambini, e non ammette repliche.
Ben diverso è quanto accade in Italia. Il ministro leghista Calderoli già qualche anno fa aveva tentato di proporre per il nostro paese una disposizione analoga, che punisse con la castrazione chimica le persone condannate per reati sessuali. Inutile ricordare l’ondata di critiche e sdegno che questa dichiarazione aveva sollevato, rendendo impossibile anche il dibattito in Parlamento, quasi a difendere i carnefici piuttosto che le vittime. Di fronte ad una tale inettitudine decisionale, Putin spicca come un modello di fermezza e autorità che ci si augura possa essere presto preso ad esempio.