Secondo i parenti di Dynel, il suo gesto è dipeso da un tragico episodio avvenuto 14 anni fa: nel 2002, perse un figlio di 19 mesi, morto annegato. La donna, madre di altri due bambini, aveva raccontato al marito di aspettare un altro figlio, procurandosi anche ecografie false. Il suo inganno però, con il passare dei mesi, diventava sempre meno credibile mentre aumentava la paura che l’uomo scoprisse la verità. Nel marzo 2015, Dynel mise un annuncio su Craiglist in cui diceva di voler regalare dei vestitini per neonato. A risponderle fu Michelle Wilkins, 24enne all’ottavo mese di gravidanza. La giovane, allettata dalla proposta, si presentò a casa di Dynel dove però fu aggredita e tramortita. In seguito, la 36enne le taglio il ventre appropriandosi del feto.
Nonostante l’aggressione e l’emorragia in corso, Michelle riuscì a chiamare i soccorsi e la polizia che riuscì a risalire a Dynel, recatasi in ospedale con il bambino raccontando di aver avuto un aborto spontaneo. La donna è stata subito arrestata e in questi giorni è arrivata la sentenza da parte del tribunale di Boulder, in Colorado. Durante il processo Dynel non ha mai preso la parola e nemmeno mostrato il minimo rimorso per il gesto compiuto. Il giudice Maria Berkenkotter l’ha condannata a 100 anni di carcere. L’unica polemica del processo riguarda il non essere riusciti a stabilire se il feto sia morto in seguito all’attacco subito oppure prima.