VNews24

Banca Etruria: sulla vendita dei subordinati ordini dall’alto

Nuove perquisizioni della Guardia di Finanza nella sede centrale di Banca Etruria. Oggetto delle indagini sono potenziali direttive da parte dei vertici dell’istituto di credito contenenti l’ordine di vendere titoli subordinati ai piccoli risparmiatori. La procura di Arezzo ha infatti scoperto una circolare datata 31 maggio 2013 in cui si legge: “le obbligazioni saranno emesse e collocate sul mercato italiano e rivolte al pubblico indistinto”. Secondo gli inquirenti proprio in questa frase starebbe la prova che i vertici dell’istituto avrebbero imposto ai direttori delle filiali di collocare i titoli subordinati ad alto rischio anche a clienti non in grado di comprenderne l’effettivo profilo finanziario. Si configurerebbe quindi l’ipotesi di truffa a danno dei risparmiatori e degli investitori “retail” (non istituzionali).

Nello specifico la Gdf di Arezzo sta indagando su alcuni funzionari e dirigenti che avrebbero, a loro volta, eseguito ordini impartiti dal top management della banca (si parla di coinvolgimento dello stesso cda). I titoli subordinati collocati a molti clienti totalmente ignari dei rischi furono emessi nel 2013 in due distinte tranche per un importo complessivo di circa 120 milioni di euro. I clienti di Banca Etruria che hanno visto azzerare i propri investimenti a seguito del Decreto Salva Banche del novembre 2013 sono circa 12mila. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella di una vera e propria cabina di regia a livello manageriale finalizzata al collocamento delle obbligazioni subordinate alla clientela dell’istituto aretino, vendendole non solo clienti con profilo di rischio medio-elevato ma anche a soggetti con profilo di rischio basso.

Obiettivo del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo è la ricerca di mail e documenti relativi al processo di collocamento, comprese le eventuali circolari interne contenenti indicazioni circa la vendita di titoli subordinati anche a clienti privi di un profilo di rischio tale da consentire una corretta valutazione dei rischi assunti. Le indagini, coordinate da Roberto Rossi, capo della procura di Arezzo, hanno evidenziato come spesso, pur di collocare i subordinati, tali titoli venissero presentati come opportunità che Banca Etruria dava ai propri migliori clienti di realizzare investimenti sicuri ma più redditizi dei titoli di Stato o delle obbligazioni ordinarie.

Nel frattempo Giuseppe Vegas, presidente della Consob, si è espresso a favore dell’operato della vigilanza. Secondo il numero uno di Consob “I prospetti sono stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo” dando “massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche” e indicando espressamente il rischio di perdere tutto il capitale investito. Con le sue dichiarazioni, Vegas assolve (o meglio autoassolve) la vigilanza dalle accuse di scarso controllo sull’operato delle banche. Il modello italiano di vigilanza sull’offerta di servizi di investimento non sarebbe dunque in discussione.

Vegas ha comunque annunciato una nuova consultazione finalizzata a rendere i prospetti di investimento più sintetici, chiari e trasparenti. Ha inoltre sottolineato che la Consob è stata “fra le poche autorità europee a richiedere l’inserimento, nelle pagine iniziali dei prospetti, di uno specifico paragrafo, denominato avvertenze per l’investitore, che contiene una descrizione sintetica dei principali rischi legati all’investimento”.