Secondo la testimonianza della vittima, la vicenda si sarebbe svolta nell’aprile 2016, quando la giovane avrebbe visitato la clinica ginecologica per un problema di cisti alle ovaie. La ragazza, però, sarebbe stata immobilizzata e anestetizzata contro la sua volontà dal dottor Antinori e dalle sue collaboratrici, le quali avrebbero, poi, sequestrato il suo telefono cellulare per evitare che contattasse qualcuno. Una volta effettuata l’operazione e svegliatasi, la giovane avrebbe trovato un telefono all’interno della struttura col quale avrebbe chiamato il 112 in lacrime.
Una delle collaboratrici di Antinori ha effettuato una testimonianza telefonica, scegliendo, però, di mantenere l’anonimato. La donna sostiene che ci sono delle enormi incongruenze nel racconto della ragazza, sostenendo che l’accaduto sia tecnicamente impossibile. “Ho sentito che quella ragazza era in cura per una ciste ovarica, e già questo non può essere vero perché alla Matris queste cose non si fanno” ha riferito la collaboratrice. Inoltre, la donna ha spiegato che prima di un prelievo di ovuli, è necessaria una terapia ed una lunga preparazione, fatto spiegato dalla vittima che ha sostenuto di aver seguito un percorso di cure per le effettive cisti. Intanto le due donne invischiate nella faccenda hanno avuto il divieto di dimora nel comune di Milano e di Roma.