Papa Francesco, invece, ha espresso a più riprese il desiderio di accoglierlo, e ormai è tutto stabilito per il giorno del 23 maggio, come conferma anche il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi. Si tratta di un’udienza è di grande portata, grazie alla quale Papa Bergoglio auspica ad un riavvicinamento tra l’islam e la Santa Sede, nonchè una continuazione di un dialogo interreligioso, come aveva dimostrato anche in gennaio ricevendo il presidente dell’Iran sciita Rohani.
La risposta positiva dell’imam all’invito del pontefice sembra far ben sperare sulla riuscita dell’incontro, anche se non manca qualche perplessità legata a quanto ha dichiarato in passato Al-Tayyib. Nonostante si sia schierato più volte in modo fermissimo contro gli attentati dell’Isis, indignandosi per la manipolazione dei testi coranici, è altrettanto vero che i suoi discorsi pullulano di chiamate a raccolta del mondo arabo contro “il nemico comune sionista“. Per non parlare dello scandalo che ha provocato in Italia qualche mese fa quando, invitato a Montecitorio dalla Boldrini per un discorso dal titolo Islam, religione di pace, si era detto favorevole alla violenza domestica sulle donne.
Forse proprio alla luce di questo, è di primaria rilevanza la visita dell’imam alla Santa Sede. Trovare un punto d’intesa tra le due dimensioni religiose pare più che mai importante, sia per ricucire i fragili rapporti che li legano, sia – si spera – per riuscire col dialogo ad eliminare idee di violenza non accettabili da alcuna religione.