NHMRC si è occupato di 1.800 ricerche sull’omeopatia che hanno come risultato finale l’inutilità dei farmaci omeopatici per qualsiasi patologia. Secondo il centro di ricerca, infatti, chi sceglie di curarsi attraverso questi “farmaci” metterebbe a rischio la propria salute. E’ naturale che questa teoria non sia condivisa da chi da anni fa uso di questi prodotti naturali.
La storia dell’omeopatia a più di 200 anni. Nel ‘700 Samuel Hahnemann, un medico tedesco, si è reso conto di un problema che toccava la salute delle persone in quel periodo. La medicina di quei tempi, infatti, non era in grado di capire le malattie analizzando i sintomi, ma si limitava a prescrivere farmaci talvolta più letali delle malattie stesse. Da questo punto di vista, perciò, la scienza inizializzata da Hahnemann non era malvista: probabilmente non guariva, ma effettivamente non nuoceva ulteriormente alla salute.
Il segreto della teoria di Hahnemann? La diluizione. Il dottore tedesco sosteneva, appunto, che se un medicinale in alte dosi nuoceva al malato, allora la diminuzione delle quantità a livelli infinitesimali poteva guarire. I nomi dei prodotti da lui creati hanno tuttora i nomi latini originali, come ad esempio la Mephitis putorius (ovvero l’estratto di ghiandola anale di puzzola) che serve per guarire la tosse asinina. La tesi finale sostiene che tutto sommato le medicine omeopatiche magari non funzionano realmente, ma bisogna attribuir loro la forte potenza placebo che tante volte ha più effetto delle medicine reali.