L’obbiettivo di questa pratica consiste nell’ottenere una sopravvivenza maggiore delle isole pancreatiche rispetto alla pratica dell’infusione del fegato, gli esperti inoltre spiegano che “in futuro sarà anche possibile applicare microcapsule ed altri dispositivi per ridurre la necessità della terapia immunosoppressiva”. Il professor Ricordi si è congratulato molto con l’équipe del Niguarda che ha “confermato il risultato iniziale ottenuto a Miami l’anno scorso”.
Gli esperti spiegano il meccanismo dell’intervento che consiste nell’inglobare le isole del donatore in un’impalcatura biologica tramite la combinazione del plasma del paziente con la trombina. L’unione di questi elementi crea una gelatina che si attacca all’omento (tessuto che ricopre gli organi addominali) e mantiene le isole in quella posizione senza che si possano spostare. In seguito il gel viene assorbito del tutto dall’organismo e le cellule rimangono tali. Nel mentre si creano dei nuovi vasi sanguigni che forniscono ossigeno e nutrienti alle nuove cellule che fanno parte dell’organismo, ormai, a tutti gli effetti.