Dietrofront improvviso
Il voto del referendum ha visto una vittora, non così netta, del “leave” contro il “remain”, ma, a al contrario di quanti ritengono fondante e decisiva la scelta degli inglesi, la tanto temuta uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non avverrà nell’immediato futuro e forse neanche avverrà mai. Innanzitutto ricordiamo ai lettori che il referendum ha solo scopo consultivo, quindi non comporta una procedura obbligatoria d’uscita per il governo.
Inoltre, ed è stato il colpo di scena più clamoroso, lo stesso Johnson, portavoce dei conservatori, ha dichiarato proprio l’altro ieri che il voto pro leave non avrà conseguenze immediate, e probabilmente neanche future, affermando che “la GB sarà inevitabilmente sempre più europea”. Una vera e propria inversione di marcia se si pensa ai toni alti della campagna del leave di cui lo stesso Johnson, e più marcatamente Farage, sono stati portavoci.
I motivi principali
Ma il motivo, anzi i motivi, per cui la “Brexit” non sarà mai attuata sono molto più profondi e decisivi. In primo luogo, la Scozia ha già reso noto che si opporrà con tutte le proprie forze all’uscita del Regno Unito dalla UE, ricorrendo in extremis anche al così detto potere di veto se la scelta verrà discussa in parlamento.
Secondo motivo, discorso simile lo si ha per l’Irlanda, che non ha nessuna intenzione di vedere il proprio paradiso fiscale per le imprese con tassazione intorno al 20%, privato dell’enorme vantaggio “europeo”, e svuotato dei clienti più importanti, come ad esempio il colosso Google.
Scelta forzata, GB non uscirà
Gli altri motivi sono ancora più gravi per l’Inghilterra stessa, è sufficiente pensare che la sterlina, con la solo notizia di una possibile indipendenza, ha perso oltre il 10% del suo valore in pochi giorni. La stessa Gran Bretagna rischia di perdere imprese, posti di lavoro, potere di acquisto per i cittadini, attrattiva per la famosa fuga di cervelli. L’isolamento forzato dalla UE potrebbe essere l’autogoal decisivo per una nazione potente, ma naturalmente europea. Alcune delle stesse regioni all’interno dell’Inghilterra si stanno fortemente schierando contro il leave, che unite alla Scozia e all’Irlanda, rischiano così di creare ancora più divisioni e malcontenti all’interno del Regno Unito.
Ignorato il voto del referendum sulla Brexit
Cameroon si è già rifiutato di invocare l’articolo 50, che è la procedura ufficiale per l’uscita dalla UE al Parlamento Europeo. Lo stesso Johnson ha dichiarato che non ha nessuna intenzione di farlo per almeno un paio d’anni, così da verificare le effettive possibilità e contromisure per l’ìndipendenza.
Gli stessi cittadini inglesi stanno piano piano rimpiangendo la propria scelta, molti di loro, infatti, non avevano ben compreso cosa comportasse un isolamento forzato dalla UE, e vedendosi tolti, in pochi giorni, circa il 10% dei propri risparmi (in sterline), hanno già in buona parte fatto dietro front. Alcuni chiedono una nuova votazione, molti altri chiedono di ignorare semplicemente il voto.
L’unica sicurezza in tutto ciò, è che il Regno Unito non uscirà dall’Europa, almeno non nel prossimo futuro. Ma a giudicare solo alcune delle prospettive sopra ricordate, è altamente probabile che ciò non avverrà mai e verrà quindi ignorato il voto per la brexit, e questo è un augurio sia gli per interessi europei, che sopratutto per quelli inglesi.