L’unico “contro” che pare essere riscontrato dal medicinale in via di produzione, sarebbe la sola assunzione ai primi stadi di malattia o come prevenzione. Verrà perciò sottoposto a pazienti che hanno superato la soglia dei 50 anni d’età. Nikolai Petrovsky, leader del team di ricerca in collaborazione con Institute of Molecular Medicine e dell’University of California, spiega il meccanismo funzionale del vaccino: verranno rilasciati degli anticorpi in grado di legarsi alle proteine che danneggiano i neuroni trascinandole lontano dal cervello.
Per quanto riguarda l’Alzheimer esiste un gene chiamato “gene della demenza” in stretto legame con questa malattia che si può presentare anche in età infantile, già a partire dai 3 anni d’età. Gli studi in merito, condotti dall’Università delle Hawaii, potrebbero permettere l’individuazione precoce della futura malattia prevenendola immediatamente. Un terzo studio stavolta del Massachusetts General Hospital di Charlestown, negli Stati Uniti, svela la possibilità di scoprire la malattia già all’età di 18 anni il che permetterebbe ancora una volta un’intervento preventivo, obbiettivo primo dei medici e scienziati.