Duterte è diventato il presidente filippino a maggio, dopo essere stato per circa 20 anni sindaco di Davao. La sua prima promessa, che ha tutte le intenzioni di mantenere, è quella di dichiarare una spietata lotta al narcotraffico locale e ai tossicodipendenti. Dall’inizio del suo mandato, sono stati uccisi dalla polizia 1.247 presunti spacciatori al di fuori di ogni procedura giudiziaria. Questo atteggiamento, ha scatenato sdegno e critiche da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. “Io non sarò mai ipocrita quanto voi – ha risposto il leader – Ci sono migranti che fuggono dal Medio Oriente. Voi permettere che loro marciscano, e vi preoccupate di mille, duemila, tremila morti?”.
Da diversi mesi era nota la condotta di Duterte contro droga e tossicodipendenti. Il discorso del presidente, appena rientrato a Manila dopo una visita in Vietnam, ha però lasciato tutti di stucco non solo per il contenuto ma anche per il paragone fatto. “Se la Germania ha avuto Hitler, le Filippine possono contare su di me”. Il leader infatti vede nello sterminio del popolo ebraico una sorta di guida per eliminare il problema della droga dal suo paese in modo definitivo e con un grande impatto sociale.