In un primo momento, dopo la morte del figlio, Rachel e la compagna cercarono di depistare le indagini accusando una terza persona del crimine. I segni sul corpo del bambino però indicavano che non si era trattato di un episodio isolato, e ciò spinse gli inquirenti a metterle sotto pressione. Messe alle strette, confessarono il delitto e vennero condannate, da una sentenza emessa nello scorso luglio. La madre del piccolo fu condannata a 23 anni di carcere mentre la compagna a 24 con l’accusa di concorso in omicidio. Per Rachel però la sentenza è “ingiusta” ed ha chiesto ai giudici di rivedere la sua posizione, chiedendo anche delle attenuanti.
“Il bambino ha avuto un infarto causato dal troppo dolore”. Queste furono le parole choc del medico che esaminò il corpo del bimbo: a soli 2 anni, era stato torturato a morte. Le ennesime torture inflittegli dalla madre e dalla compagna furono infatti troppo intense e alla fine il suo organismo ha ceduto. Secondo il medico però non si trattava di un episodio isolato: dai segni, sembrava infatti che la situazione si fosse ripetuta molto spesso. Indagini più approfondite rivelarono che Liam aveva fratture mai curate a braccia e gambe, confermando così che le due donne avessero già torturato in passato il figlio di Rachel.