Secondo quanto affermato dai media locali, i servizi segreti tedeschi sapevano da mesi che qualcuno progettava attentati nella capitale per il mese di dicembre. La soffiata è stata fatta il 26 luglio da un detenuto che ha inviato al suo avvocato una lettera in cui parlava di altre persone richiuse nel suo stesso carcere. In base a quanto appreso, il gruppetto di persone, originari di Tunisia e Algeria, si definivano seguaci dell’ISIS e stavano pianificando attentati a Berlino e Monaco verso la fine di dicembre. Nella lettera, l’uomo ha parlato di mitragliatrici e granate in arrivo dalla Bosnia, ma non ha mai menzionato un camion. Circa una settimana dopo, il suo legale ha fatto avere ai servizi segreti il documento che è stato preso seriamente in considerazione dato che il 23 agosto due persone si sono recate nel carcere per ascoltare direttamente la sua testimonianza.
Da tempo, il governo tedesco sapeva della minaccia rappresentata Amri Anis ma non è stato fatto granché per evitare la tragedia. Il giovane era tenuto sotto controllo da marzo per i suoi contatti con un predicatore iracheno, reclutatore di aspiranti terroristi e arrestato circa un mese fa proprio in Germania. Nelle conversazioni intercettate, Amri si era offerto come kamikaze ma per le autorità gli indizi raccolti non erano sufficienti a giustificare il suo arresto. Anche le dichiarazioni del detenuto di Willich sul presunto attentato non ha cambiato la situazione: Amri è stato lasciato libero di impossessarsi di un camion e dirottarlo contro i mercatini di Natale di Berlino. “Speriamo in un rapido arrestato del killer” aveva dichiarato la cancelliera Angela Merkel durante la sua visita alla sede della polizia federale della Germania (BKA), ma sembra che gli 007 tedeschi abbiano fallito anche in questo. Il terrorista è riuscito a lasciare il Paese e a giungere in Italia, dove è stato identificato a Milano. Qui, è stato ucciso dall’agente scelto di polizia Luca Scatà dopo aver aggredito lui e il suo collega, Cristian Morio.