Il discorso di Obama ha commosso l’immensa folla, circa 20 mila persone, radunatasi per dare l’ultimo saluto al “presidente nero” al centro congressi di McCormick Palace a Chicago, dove aveva pronunciato le sue prime parole alla nazione. Per Obama si è trattata di serata molto intensa ma anche difficile, poiché lascia il posto ad un uomo con cui ha ben poche idee in comune. Dalle sue parole non è mai emerso direttamente il disappunto per la vittoria di Trump su Hilary Clinton ma era a lui che stava parlando quando ha affermato l’importanza di rispettare la costituzione. Poi si è rivolto ai suoi “compatrioti americani” come lui stesso li ha definiti. “Per ora, sia che siate giovani davvero o giovani nel cuore, ho un’ultima richiesta da farvi come Presidente, la stessa che vi feci quando 8 anni fa avete scommesso su di me: vi chiedo di credere. Non nella mia capacità di portare il cambiamento ma nella vostra”. A conclusione del suo discorso, il 44° presidente degli USA ha ribadito il suo slogan, con cui si è fatto conoscere durante la campagna elettorale del 2008. “Yes we can, yes we did. Thank you”, ossia “Sì possiamo, sì lo abbiamo fatto. Grazie”.
Benché durante il suo discorso, Obama non abbia mai nominato apertamente Trump, i sostenitori del presidente uscente sono preoccupati per l’insediamento del nuovo regime di governo. Ieri Paul Ryan, speaker della Camera, ha infatti annunciato che i Repubblicani, partito politico a cui appartiene il neo eletto presidente, cercheranno di sostituire e cancellare l’Obamacare. Jess Session, designato Attorney General, ha ribadito la sua intenzione di perseguire “vigorosamente e immediatamente” tutti coloro che violeranno i confini americani. Infine, Trump ha confermato la nomina del genero Jared Kushner, marito di sua figlia Ivanka, a suo consigliere, incurante delle norme contro il nepotismo e i rischi di conflitto di interesse.