Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’aggressione è avvenuta nella stanza di Abderrhahim El Moukhtari, che si trovava da solo con la sua vittima. “Forse hanno avuto una discussione sulla terapia – hanno ipotizzato – Lui ha preso un coltello da cucina e ha sferrato 10 colpi alla cieca sul suo corpo”. Gli altri pazienti e il personale in servizio hanno sentito le urla disperate della vittima e, quando l’hanno raggiunta, hanno visto il killer uscire dalla stanza con un coltello insanguinato. In probabile stato di tranche, il 53enne è uscito dalla struttura e una volta in strada si è avvicinato ad una pattuglia della Polizia locale chiedendo di essere portato dai Carabinieri. Al militari di Chiari e di Brescia, che coordinano le indagini con il PM Erika Battaglia, il killer ha fornito una dichiarazione confusa, metà in arabo e metà in italiano.
Nadia aveva concluso i suoi studi a Verona nel 2014 e da 2 anni lavorava all’interno della struttura come terapista della riabilitazione psichiatrica. Il suo assassino, a causa dei suoi disturbi mentali, venne ricoverato 5 anni fa e da allora, secondo la politica dell’edificio, viveva assieme ad un altro paziente. Non aveva mai manifestato un comportamento aggressivo o violento nei confronti del coinquilino e i suoi rapporti con il personale della struttura erano nella norma. Stando al referto degli esperti, la sua riabilitazione stava procedendo abbastanza bene e sembrava rispettare i tempi previsti. “Quando è uscito dalla sua stanza sembrava in tranche – hanno dichiarato i testimoni – Non sembrava essersi reso conto di ciò che aveva fatto”.