Si tratterebbe di installare dieci milioni di pompe alimentate dalla forza del vento capaci di sparare fino a un metro di ghiaccio in più sullo strato già presente, così da mantenere congelata la parte di ghiacciaio e allungandone i tempi di scioglimento.
Al momento l’unica strategia utilizzata è l’invito ad utilizzare meno combustibili fossili ma questo, come tutti sappiamo, non è sufficiente a fermare questo fenomeno di surriscaldamento che, negli ultimi anni, ha portato nell’Artide un innalzamento delle temperature di 20°C e l’innalzamento del livello delle acque.
L’unico problema sembra risiedere nei numeri richiesti da questa operazione. I costi si aggirerebbero sui 400 miliardi di euro, un quinto del Prodotto interno lordo dell’Italia, e per costruire le pompe necessarie servirebbero 100 milioni di tonnellate di acciaio.
Secondo gli scienziati lo sforzo economico porterebbe ai risultati sperati se installato entro il 2030. In questo modo il livello dei ghiacci artici rimarrebbe quello odierno. Rimarrebbe comunque basso rispetto ai livelli desiderati ma comunque migliore dei livelli catastrofici previsti per quella data.