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Bufera su H&M: campagna pubblicitaria accusata di razzismo

Piovono critiche e feroci polemiche sull’azienda H&M. Il noto marchio d’abbigliamento svedese, infatti, è finito nel mirino dei consumatori e del popolo del web per una campagna pubblicitaria additata da più parti come razzista e discriminatoria. Negli ultimi giorni, per lanciare le sue nuove collezioni, la multinazionale scandinava aveva pubblicato sul sito ufficiale la foto di un bel bambino di colore con indosso una felpa verde: nulla di trascendentale, almeno all’apparenza. L’occhio attento degli internauti, però, ha subito notato la scritta che campeggiava sul capo, ovvero “The coolest monkey in the jungle” che, tradotta in italiano, diventa “La scimmia più cool nella giungla”. L’abbinamento tra questa frase e un giovane modello di colore ha scatenato le reazioni negative dell’opinione pubblica mondiale che, immediatamente, sui social network ha protestato per la scelta infelice di H&M, la cui pubblicità è stata definita non solo razzista, ma anche disgustosa e improponibile. Qualcuno, inoltre, entrando nel merito della questione, ha ricordato come la parola “scimmia” spesso venga utilizzata per insultare in termini discriminatori la popolazione africana e, rivolgendosi direttamente alla società svedese, ha scritto: “e voi osate fare questo sul vostro sito!”.

A rincarare la dose ci ha pensato Charles M. Blow, noto editorialista del “New York Times” che, intervenendo su Twitter, ha sottolineato come, nello stesso catalogo di H&M, fosse presente la fotografia di un altro bambino (stavolta bianco), che invece indossava una felpa con la scritta “Esperto di sopravvivenza”. Il giornalista, dunque, ha ipotizzato che quello dell’azienda d’abbigliamento non sia stato semplicemente un errore di superficialità o una leggerezza, ma una scelta voluta da parte degli esperti di marketing del brand scandinavo. Subito dopo la bufera che l’ha coinvolta, H&M è intervenuta per scusarsi per quanto accaduto, rimuovendo immediatamente l’immagine “incriminata” e affermando che la felpa finita nel mirino dei consumatori non verrà commercializzata negli Stati Uniti.

Raggiunta da “Quartz”, la nota società d’abbigliamento ha dichiarato di non sapere da dove possa essere saltata fuori un’idea del genere, ribadendo i suoi valori legati alla lotta alla discriminazione e alla tutela del diritto all’inclusione. Al contempo, è stato proprio “Quartz” a dare una interpretazione piuttosto particolareggiata della questione: secondo la testata, siccome H&M è di origini svedesi, ha una storia e una cultura razziale completamente diversa da quelli di altri Paesi come gli Stati Uniti, dunque è probabile che chi ha pensato a quella campagna pubblicitaria non abbia in buona fede riflettuto sulle eventuali conseguenza che avrebbe potuto avere agli occhi dell’opinione pubblica, perché non rientrante nel proprio modo di vedere le cose. Al contempo, però, essendo diventata un marchio internazionale, l’azienda scandinava dovrebbe cominciare a guardarsi maggiormente intorno quando lancia slogan o nuove pubblicità, valutando fin da subito la sensibilità e le diverse origini che ogni popolo e cultura del mondo vanta alle proprie spalle.

Patrizia Gallina