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Perché la nostra Capitale sta cadendo a pezzi e come resuscitare la città

Capitale – La puntata di presa diretta mandata in onda lunedì 8 gennaio ha toccato un argomento che mi sta a cuore da oltre un ventennio: i danni provocati alla società nel suo insieme, dall’attuale sistema di trasporto basato sulla centralità del mezzo privato. L’esempio preso in esame è stata Roma, una città letteralmente devastata da decenni di incuria, assenza di progettualità, delinquenza amministrativa, mancanza di senso civico, mafie, gruppi di potere intrecciati a politica e affari.

Viabilità da incubo
La capitale della Repubblica Italiana è l’esempio vivente da non seguire, la summa di tutti gli errori che si possono fare senza governare i processi sociali, in primis il sistema dei trasporti. In questa città circolano 2,8 milioni di veicoli, più di 1,7 milioni di Napoli e Milano. La drammaticità raggiunta da questo assurdo sistema della mobilità urbana romana sta nei numeri: migliaia di morti da inquinamento dell’aria ogni anno, numerosità degli incidenti con morti e feriti con danneggiamenti gravi all’arredo urbano, buche stradali ovunque, infiltrazioni d’acqua in mura antiche, incuria di parchi e giardini, deturpazione del paesaggio da parte di centinaia di miglia di veicoli parcheggiati ovunque, prima, seconda e terza fila, incroci e strisce pedonali incluse; congestione e tempi di percorrenza da città sudamericana degli anni 70, piste ciclabili che terminano in confluenza con il traffico veicolare o davanti a barriere, spazi riservati alla socialità ora squallidi parcheggi. Un vero disastro. L’Italia detiene il record europeo di morti per inquinamento e Roma insieme ad altre realtà metropolitane, contribuisce grandemente a questo triste primato.

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Trasporti pubblici impossibili
Mentre in molte città italiane si sta capendo l’importanza di potenziare il trasporto pubblico con un massiccio incentivo all’uso della bicicletta (il termine bicipolitana è il neologismo con cui si indica un percorso riservato alle biciclette con fermate tipiche della metropolitana tradizionale) a Roma si assiste al contrario: le linee della metro sono poco sviluppate (lunga 60 chilometri e organizzata in tre linee: la A arancione, la B blu e la C verde), le zone a traffico limitato poche e non rispettate dai cittadini, i mezzi di superficie inefficienti, scomodi, affollati, cronicamente in ritardo con la società dei trasporti pubblici in liquidazione concordata per l’enorme peso dei debiti accumulati in anni di sprechi, ruberie, clientele, malversazioni e corruttele gestite da amministratori collusi con i comitati d’affari. Intere zone della città non sono raggiunte dai mezzi di trasporto collettivo costringendo la popolazione residente, all’obbligatorio utilizzo del mezzo privato per le normali incombenze quotidiane e lavorative.

Soluzioni
Il conduttore Riccardo Iacona, ha prospettato un facile e veloce soluzione a molte delle problematiche evidenziate: il potenziamento dell’uso della biciclette sull’esempio delle avanzatissime città europee dove questo mezzo di trasporto, è considerato il principale veicolo di spostamento e mobilità urbana. Grazie ad uno straordinario reticolo di piste ciclabili protette e sicure, Copenaghen ha il primato della mobilità ciclistica, ma ciononostante, non vuole dormire sugli allori e, anzi, progetta di continuo nuove iniziative per incoraggiare sempre più pendolari a usare la bicicletta e non l’auto privata per il percorso casa-lavoro. Attualmente scelgono le due ruote a pedali 41 pendolari su cento, l’obiettivo è di raggiungere entro il 2025 un numero del 50 per cento e oltre dei ‘commuters’ che lasciano l’auto in garage o davanti casa e vanno a lavorare in bici.

La mobilità ciclistica porta con se numerosissimi vantaggi: una diminuzione delle morti da inquinamento grazie al drastico miglioramento della qualità dell’aria, un miglioramento dello stato di salute di chi si sposta con questo mezzo grazie al movimento fisico e alla tonicità muscolare che genera, una diminuzione dello stress e dell’ansia generata dalla guida nel traffico cittadino, una rilassata fruizione del territorio e una valorizzazione dei luoghi e delle relazioni sociali, l’eliminazione dei costi e dei danneggiamenti derivanti dall’uso e dalla gestione delle automobili, una diminuzione del consumo del suolo dovuto all’asfaltatura, per creare strade e parcheggi con la relativa sottrazione degli spazi sociali a favore delle auto. Iacona ha dimostrato che viaggiando in bicicletta ha risparmiato 20 minuti rispetto al percorso fatto in auto, per arrivare dalla sua abitazione, in via Teulada, sede della RAI.
Utilizzando le attuali e avanzatissime competenze tecniche e produttive della nostra industria ciclistica, fatta di marchi riconosciuti mondialmente quali Campagnolo e Bianchi (tanto per citare i più famosi, oltre alle straordinarie competenze artigianali che ci hanno resi famosi in tutto il mondo), cha ora esporta più all’estero che in Italia, avremmo la possibilità di dare uno straordinario impulso a tutta la filiera economica legata al mondo della bicicletta. Non mancano, nel nostro paese, competenze e maestranze, abbiamo già tutto pronto, manca soltanto la necessaria volontà politica per spostare l’asse del sistema dei trasporti, dal mezzo privato a quello pubblico con un massiccio incentivo all’uso della bicicletta, soprattutto in ambito urbano, dove si concentra il 40 % della popolazione.

Cicloturismo
Un altro grande progetto di sviluppo economico e sociale evidenziato nella trasmissione, è legato al rilancio del Cicloturismo. Grandi arterie di comunicazione viaria dedicate alla bicicletta in grado di attraversare l’Italia in tutte le latitudini, consentirebbe la valorizzazione, il rilancio e lo sviluppo d’intere zone del nostro straordinario paese. Borghi storici ora abbandonati e deserti potrebbero rivivere una vera e propria rinascita grazie a questa forma meravigliosa di fruizione del territorio. Si porterebbero turisti in ogni angolo del paese, creando posti di lavoro e benessere sociale ed ambientale semplicemente creando infrastrutture dedicate e sicure per il traffico ciclistico, con adeguate infrastrutture ricettive alberghiere e ristorative lungo i percorsi, i quali potrebbero snodarsi attraverso una mobilità raccordata con la navigazione dei fiumi e dei laghi, creando suggestivi percorsi che ricreano un legame indispensabile con la natura dei luoghi, la nostra cultura millenaria fatta di buon cibo, clima mite, paesaggi, e arte unici al mondo.

Concludendo possiamo senz’altro affermare che la bicicletta è umana, rispettosa dell’ambiente e dell’umanità, e in un mondo che scarica miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera ogni giorno, forse resta una delle poche soluzioni disponibili, che insieme alle energie pulite, al riciclaggio, al consumo equo sostenibile, potrebbe aiutare l’umanità a salvarsi dalla devastazione generata dall’attuale organizzazione economica e sociale, basata sul consumismo e sull’utilizzo del mezzo privato. Un sistema che ha contribuito grandemente a distruggere il tessuto sociale e ambientale e allontanarci dalla natura di cui tutti facciamo parte.