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Effetto Brexit sulla Premier League: si va verso il limite di 12 stranieri

La Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, sicuramente è destinata ad avere delle ripercussioni sotto l’aspetto economico, politico e commerciale. Allo stesso tempo, pare che possa rivoluzionare profondamente anche il calcio britannico, soprattutto la Premier League, con gran parte dei club chiamati ad uniformarsi ad un nuovo limite di calciatori stranieri per rosa, che dovrebbe passare dagli attuali 17 a 12.

Qualora la Federcalcio inglese dovesse ufficialmente varare il nuovo regolamento che prevederebbe un tetto massimo di 12 giocatori stranieri da tesserare per ogni squadra, sarebbero soprattutto le società di punta a dover cambiare repentinamente i propri piani, “liberandosi” – loro malgrado – di un gran numero di giocatori che sarebbero in esubero rispetto alla regola legata alla Brexit. Infatti, già si prevede un mancato rinnovo del contratto per tutti coloro che sono in scadenza e un numero nettamente inferiore di entrate da Federazioni estere. Ad oggi, infatti, per quanto riguarda gli atleti comunitari, la circolazione è libera, mentre per gli extracomunitari è previsto il rilascio del permesso di lavoro in Gran Bretagna solo se in carriera hanno ottenuto il 75% delle convocazioni nelle Nazionali di riferimento negli ultimi due anni.

Con l’uscita del Regno Unito dalla UE, l’introduzione dei nuovi parametri di riferimento sarebbe graduale e si avvierebbe una fase di transizione che dovrebbe durare almeno fino alla fine del 2020, per permettere ai vari club della Premier League di uniformarsi a quella che si prospetta come una vera e propria rivoluzione. Guardando le rose attuali delle big del calcio inglese, l’unica che sembra più vicina al rispetto delle eventuali norme legate alla Brexit è il Liverpool che vanta già 10 autoctoni nella propria squadra. Ben diverso, invece, è il discorso per società come Chelsea (20 stranieri), Manchester United (18) e Manchester City (19) che sul calciomercato sarebbero chiamate a liberare a costo zero un gran numero di tesserati.

Nello specifico, ad esempio il Manchester United già nel 2019 sarebbe costretto a “disfarsi” di nomi piuttosto importanti come De Gea, Martial e Darmian, mentre per il prossimo anno non dovrebbe rinnovare il contratto a Fellaini e Matic. Il Manchester City di Guardiola, invece, potrebbe lasciar partire Kompany e Mangala nel prossimo mercato estivo, portando nel 2020 a scadenza calciatori di valore come Gundogan, David Silva e Fernandinho.

Piuttosto complessa anche la situazione del Chelsea, che dovrebbe lasciare andare in scadenza già nel 2019 i vari Fabregas, Giroud e David Luiz, e l’anno seguente il fuoriclasse Hazard, l’ex Barcellona Pedro e Willian. L’Arsenal, dal canto suo, andrebbe a perdere a parametro zero nella prossima stagione il portiere Cech e l’ex juventino Lichtsteiner, per poi attendere il 2020 per lasciar andare in scadenza Koscielny. Infine il Tottenham si vedrebbe costretto a rinunciare nell’estate del 2019 a Llorente, Dembelè e Vertonghen. Come abbiamo detto in precedenza, sta un po’ meglio il Liverpool che, anche se rischia di dover dire addio gratuitamente a ad Alberto Moreno, Markovic, Origi e Matip nel biennio 2019-2020, al contempo potrebbe già partire da una buona base di 10 britannici in organico.

Intanto pare che i tifosi stiano già manifestando il loro malumore verso quest’eventuale tetto massimo di 12 giocatori stranieri per club in rispetto alla Brexit, perché la “diaspora” di diversi campioni e giocatori di livello verso altri campionati rischierebbe di abbassare il tasso tecnico e lo spettacolo della Premier League, ad oggi considerata come una delle competizioni più belle e appassionanti del mondo.

Patrizia Gallina