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L’Amica geniale, censurata scena di abusi su Lenù: la scelta della Rai

“L’Amica geniale” continua a volare alto, infatti anche la terza puntata di martedì 11 dicembre ha segnato una netta vittoria in termini di ascolti Tv rispetto alla concorrenza. La fiction tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, infatti, ha raggiungo quasi 6,7 milioni di telespettatori per uno share del 28,7%, lasciando solo le briciole a Canale 5 e al film “Belli di papà”, fermatosi al 7% di share.

Dopo la messa in onda del terzo appuntamento, però, il nutrito pubblico della fiction ha cominciato a chiedersi come mai sia stata tagliata la scena in cui Donato Sarratore abusa di Lenù, soprattutto perché nella versione trasmessa negli Stati Uniti la sequenza è stata mostrata ai telespettatori senza alcuna censura. In realtà, c’è da sottolineare che, in Italia, le produzioni spesso vengono sottoposte ad un rigido controllo, affinché rispettino determinati parametri stabiliti dalla legge e anche la sensibilità degli spettatori.

Anche in questo caso, dunque, per “L’Amica geniale” si è optato per una scelta ben definita che, rispetto ad altri precedenti, non ha finito comunque con l’intaccare la veridicità della trama che non è risultata affatto alterata dal taglio operato. Al momento, la Rai non ha rilasciato dei comunicati ufficiali sulla questione, anche se risulta piuttosto chiaro che si sia preferito “oscurare” una scena che mostrava palesemente un atto di pedofilia che, di conseguenza, avrebbe potuto urtare la sensibilità dei telespettatori.

Dunque, il dubbio non riguarda tanto la decisione di censurare quei pochi minuti della terza puntata de “L’Amica geniale”, ma soprattutto la mancanza, all’interno dell’azienda televisiva di Stato, di un organo predisposto al controllo delle varie produzioni, e anche di parametri ben precisi che stabiliscano quali siano i prodotti che devono necessariamente essere censurati. Infatti, ad oggi pare che tutto rientri nel senso di responsabilità delle singole produzioni che, nel momento in cui realizzano dei progetti rivolti al piccolo schermo, devono in qualche modo tener conto delle esigenze del pubblico medio, facendo riferimento a un codice etico che non è scritto nero su bianco e che risulta piuttosto generico. Questa situazione, però, rischia di generare confusione e di non dare un’uniformità di giudizio nella messa in onda di determinati contenuti sui canali della Rai.

Questa libertà di scelta rientrerebbe in qualche modo nel concetto di non sopprimere la libertà di espressione delle varie produzioni. Però anche tenendo conto di questo principio, si rischia di rimanere in una sorta di limbo tra decisioni giuste e condivisibili e altre che, invece, possono generare polemiche. Un esempio in tal senso è quanto accaduto poco più di un anno fa, quando Raidue preferì tagliare una scena di sesso gay da un episodio della Serie Tv “Le regole del delitto perfetto”. In quel frangente, il pubblico protestò a gran voce, accusando la rete di omofobia e costringendo, di fatto, i responsabili della Rai a intervenire per scusarsi e per riproporre la puntata “incriminata” nella sua versione integrale.

In altre occasioni, le limitazioni sono state invocate dal mondo politico o da associazioni di settore. Ad esempio, di recente, l’ex ministro Lupi ha attaccato duramente “I Bastardi di Pizzofalcone” perché un episodio della fiction aveva mostrato delle immagini di rapporti intimi tra donne omosessuali, considerate inadatte per i bambini che probabilmente avevano seguito il programma. La fiction “Rocco Schiavone”, invece, è stata criticata da Maurizio Gasparri in merito all’abitudine del protagonista interpretato da Marco Giallini di consumare abitualmente della marijuana.

Tornando a “L’Amica geniale”, l’altro nodo da sciogliere è quello relativo ad una presunta disparità di trattamento che la serie di Raiuno avrebbe subito in Italia e negli Stati Uniti. Infatti, l’emittente americana HBO ha trasmesso la terza puntata senza alcuna censura. Il motivo è da ricercare nelle caratteristiche del network statunitense che, essendo un’azienda privata via cavo, lascia piena libertà all’utenza di acquistare il programma che gradisce e che, di conseguenza, lo spettatore vuole seguire per intero. Questo discorso non si può fare, naturalmente, per la Rai, che ogni anno riceve il canone da parte dei contribuenti ed è quindi chiamata a tener conto di alcuni contenuti ad alta sensibilità, valutando se sia il caso o meno di proporli al pubblico senza alcun taglio. 

Patrizia Gallina