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Wwf, Living Planet Report 2018: leone africano e orso polare a rischio estinzione

È un bilancio in chiaroscuro quello emerso dal Living Planet Report 2018 del Wwf, l’indicatore sulle condizioni della biodiversità globale che l’associazione ambientalista redige ogni due anni in collaborazione con la Zoological Society of London. Innanzitutto continuano a giungere segnali negativi dagli ecosistemi della Terra, poiché in appena 50 anni sarebbe scomparso ben più del 20% della superficie della foresta dell’Amazzonia e, al contempo, dagli ambienti marini sarebbero spariti circa la metà dei coralli in soli 30 anni.

Nel commentare il documento, la presidente di Wwf Italia, Donatella Bianchi, al Corriere della Sera ha spiegato che c’è una certa insoddisfazione, perché i dati emersi dimostrano come in tutto il mondo ci sia stato uno scarso impegno nell’attuare delle politiche concrete per frenare i cambiamenti climatici e per tutelare la biodiversità. Dunque, sembra proprio che nemmeno l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) sia riuscito a smuovere le coscienze delle istituzioni dei vari Paesi del pianeta, i quali non hanno avviato quelle misure su gestione di energia, suoli, costruzioni, città e trasporti che ci si attendeva dopo la relazione sui mutamenti climatici.

Per fortuna dalla relazione del Wwf sono emerse anche delle notizie positive. Sembra infatti che, dopo diversi decenni, la popolazione del gorilla di montagna (Gorilla beringei-beringei) sia in crescita, essendo riuscita ad abbattere la soglia dei mille esemplari, a fronte degli appena 680 registrati circa 10 anni or sono. Aggiornamenti confortanti arrivano anche dalla tigre (Panthera tigris) che sta beneficiando di una serie di interventi atti alla conservazione della specie e che, per la prima volta nell’ultimo secolo, ha fatto segnare un netto aumento di esemplari, passando dai 3.200 del 2010 ai quasi 3.900 attuali. Soprattutto in Nepal ad oggi si sarebbe vicini al confortante traguardo del raddoppio della popolazione.

Invece dal Living Planet Report 2018 è venuto fuori un preoccupante campanello d’allarme per il leone africano (Panthera leo), con un drastico calo che, in appena un secolo, ha portato il numero di animali a crollare da 200mila ai 20mila circa che sono stati individuati in questo periodo. A rischio estinzione c’è ancora l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) che ha perduto circa il 70% della popolazione complessiva, anche se il Wwf ha sottolineato l’importanza dell’introduzione in Cina del divieto di commercio dell’avorio domestico, provvedimento già approvato in precedenza anche da Paesi Bassi e Gran Bretagna. Decisamente drammatici sono i dati relativi all’orso polare (Thalassarctos maritimus), falcidiato dallo scioglimento dei ghiacciai e dal conseguente mutamento del suo habitat. Secondo gli scienziati, infatti, se la situazione non dovesse cambiare radicalmente, questi mammiferi potrebbero sparire per sempre, con il 30% della popolazione che si rischia di perdere nel breve giro di 35 anni.

Proprio nelle battute finali del 2018 è arrivato dal rapporto del Wwf un altro aggiornamento incoraggiante. Infatti si segnala una costante crescita degli esemplari di balenottera comune (Balaenoptera physalus), che ha consentito all’Iucn (International Union for Conservation of Nature) di rimuoverla dalla categoria “minaccia” per inserirla in quella “vulnerabile”. Infine, per quanto concerne lo sviluppo delle aree protette, si è evidenziata soprattutto l’avanzata del Parco Nazionale Serranìa de Chiribiquete in Colombia che è stato classificato come il parco tropicale più ampio della foresta pluviale della Terra.

Patrizia Gallina