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Scuola, si va verso l’abolizione delle classi super-affollate: la proposta di legge di M5S

Circa 30 ragazzi in aula (se non di più) e grosse difficoltà per i docenti che devono barcamenarsi tra i banchi per controllare chi sta seguendo o meno la lezione, faticando a farsi ascoltare da un numero così alto di giovani studenti, per non dire delle interrogazioni piuttosto complicate da portare a termine. Questa è, ad oggi, la situazione delle cosiddette “classi-pollaio” che, a cominciare dal prossimo anno scolastico, dovrebbero iniziare a scomparire dai nostri istituti.

Nei prossimi giorni, infatti, la commissione Cultura della Camera aprirà il dibattito su una proposta di legge con prima firma di Lucia Azzolina del Movimento 5 Stelle, che mira proprio ad introdurre un limite massimo di 22 alunni per ogni classe. Al momento sembra che il maggiore ostacolo sia dato dalla scarsità delle risorse finanziarie e da una serie di interrogativi sui tempi di applicazione della riforma che, stando a quanto previsto dal documento depositato di recente, dovrebbe concretizzarsi nell’anno scolastico 2020-2021, ma partire comunque già dal prossimo settembre a fronte di una spesa complessiva di circa 2 miliardi di euro.

L’obiettivo della norma è quello di rendere più efficace il lavoro dell’insegnante che, indubbiamente, in classi super-affollate con 30 alunni, per seguire costantemente tutti i ragazzi spesso è costretto a mettere da parte la didattica. Lucia Azzolina, a tal proposito, ha spiegato che questo fenomeno di sovraffollamento delle aule è figlio del fallimento di un concetto di scuola basato sui principi dell’inclusione, della sicurezza e di una qualità che, in realtà, non sono mai diventati effettivi. Di conseguenza, la proposta di legge che verrà discussa in commissione Cultura punta ad avere una reale “vivibilità nelle aule”, soprattutto laddove sono presenti giovani con disabilità, caso in cui il testo proposto dalla pentastellata prevede che non si vada oltre i 20 studenti, mentre per le altre classi il tetto massimo sarà di 22.

Il problema delle “classi-pollaio” è emerso soprattutto con l’entrata in vigore del decreto 81 del 2009 sottoscritto dall’allora ministro dell’istruzione Gelmini, che ha portato il numero di studenti per aula a 27 nelle scuole elementari, a 28 nelle medie e addirittura a 30 nelle superiori. Inoltre la normativa prevede che si possa aggiungere una percentuale del 10% in più se il singolo istituto manifesta delle difficoltà nella composizione delle classi. E così, durante questi anni, si è arrivati ad avere delle aule che contavano anche fino a 35-40 ragazzi con buona pace per la qualità dell’insegnamento. Attualmente, tenendo conto del calo demografico che si è registrato in questi ultimi anni, le realtà che presentano più di 30 studenti toccano a stento lo 0,5%, mentre sono molte di più quelle che superano il numero di 22 giovani, che dovrebbe essere il limite massimo introdotto dalla prossima riforma.

Ad ogni modo, per rendere effettiva la normativa sul sovraffollamento delle aule a scuola bisognerà superare alcune problematiche non di poco conto. Ad esempio, attualmente manca un dossier che riporti quante aule risulterebbero al di sopra del tetto massimo, e di quanti docenti i vari istituti scolastici avrebbero bisogno una volta attuata la riduzione degli studenti tra i banchi. Allo stesso tempo, se davvero la legge dovesse entrare in vigore già a partire dall’anno scolastico 2019-20 con i primi interventi, sarebbe necessario far fronte ad una spesa di circa 400 milioni di euro. Sul tema è intervenuta anche Valentina Aprea, deputata di Forza Italia, la quale ha sottolineato che, prima di portare avanti la discussione sulla proposta di legge a prima firma M5S, la commissione Cultura dovrebbe acquisire una relazione dettagliata sulla reale portata della questione delle “classi-pollaio”.

Patrizia Gallina