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Tiziana Cantone, svolta nelle indagini: la salma verrà riesumata

La Procura della Repubblica di Napoli Nord ha disposto la riesumazione del cadavere di Tiziana Cantone, la 31enne morta il 13 settembre del 2016 in una abitazione di Mugnano di Napoli. La giovane era stata vittima di revenge porn, per la diffusione via chat di alcuni video privati. La riesumazione dei resti di Tiziana Cantone è stata disposta dal sostituto procuratore Giovanni Corona.
Le indagini si sono riaperte di recente, ipotizzando il reato di omicidio contro ignoti.
La riesumazione dovrebbe avvenire entro il 10-15 giugno.

Tiziana Cantone: le indagini

I legali hanno presentato degli accertamenti relativi a un presunto utilizzo del telefono cellulare della ragazza dopo la sua morte.
Si ritiene che vi siano elementi tali da ipotizzare che la ragazza non si sia suicidata.
Sulla morte si era aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, poi archiviato.
A gennaio si è aperto il nuovo fascicolo, con l’ipotesi di omicidio.
Tra gli elementi raccolti, le tracce di Dna rinvenute sulla pashmina trovata stretta intorno al collo della ragazza.
Apparterrebbero a due uomini, anche se non è possibile stabilire se risalgono al giorno della morte, in precedenza o durante gli spostamenti del capo d’abbigliamento successivi alla tragedia.

La tragedia

Della storia di Tiziana Cantone si era cominciato a parlare prima dell’estate del 2015, quando uno dei video che aveva girato era circolato moltissimo su WhatsApp e su diversi siti di video porno.
Il video, girato con il suo consenso dall’uomo che si vede con lei, era stato poi diffuso online probabilmente da lui. Nel video la Cantone si vedeva bene in volto. Tiziana veniva spesso insultata e derisa.
Aveva deciso di lasciare il suo lavoro e la sua città per passare qualche mese in Toscana lontano da conoscenti e amici.
Dopo la pubblicazione del video aveva sofferto di depressione e altri gravi disturbi emotivi.
La Cantone aveva già tentato almeno una volta di uccidersi, soffriva di attacchi di panico e non usciva più di casa tranquillamente.
Nel frattempo aveva chiesto la rimozione da Internet delle diverse copie del suo video, ottenendola a inizio settembre.
Diversi giornali dissero che, nella sentenza, la Cantone avrebbe dovuto pagare le spese legali, in quanto consenziente.

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