Dopo appena tre mesi dall’uccisione in Piazza Meardi, a Voghera, di Youns El Boussettaoui, l’ex assessore alla sicurezza, Massimo Adriatici, che esplose un unico proiettile contro il migrante, torna in libertà.
Sono scaduti i termini per gli arresti dominiciliari e così l’uomo ha lasciato la località dove era confinato.
La sua libertà sarà vincolata al controllo delle forze dell’ordine su decisione del ministero dell’Interno, per timore di “azioni dimostrative, ritorsioni e vendette“.
“Da oggi Adriatici è un uomo libero. Resta indagato ed è giusto che le indagini proseguano, senza frenesia, per cercare di chiarire tutti i dettagli di una vicenda che per noi rientra nella piena legittima difesa“, spiega Gabriele Pipicelli, difensore dell’uomo.
Massimo Adriatici: il giorno della sparatoria
La sparatoria si è consumata il 20 luglio 2021 a Voghera.
Vittima il 39enne marocchino Youns El Bossettaoui, ucciso dall’ex Assessore leghista, Massimo Adriatici.
Secondo quanto dichiarato dall’assessore, l’uomo stava infastidendo i clienti.
“Sentendo la mia telefonata mi ha spinto facendomi cadere. Il colpo di pistola mi è partito cadendo“, ha dichiarato.
Un colpo accidentale che è costato la vita al ragazzo, deceduto poco dopo per la ferita all’addome.
Di recente, i RIS hanno eseguito un nuovo sopralluogo presso l’area interessata, scattando delle immagini del punto in cui è stato trovato il bossolo della calibro 22 usata da Adriatici.
Al sopralluogo presenti anche gli avvocati dell’ex assessore, Gabriele Pipicelli e Colette Gazzaniga, con il consulente Stefano Conti, e i legali della famiglia della vittima, Marco Romagnoli e Debora Piazza, con il perito Luca Pierpaolo Soldati.
Il parere degli avvocati
L’avvocato Debora Piazza, che rappresenta la famiglia del marocchino ucciso, “il Pm non ha fatto richiesta di rinvio a giudizio né di giudizio immediato né ha modificato il capo di imputazione da omicidio colposo a omicidio volontario“.
“Abbiamo le mani legate. Se i termini sono scaduti con un capo di imputazione del genere non possiamo fare nulla. Tra l’altro il pm non ha neanche chiesto l’applicazione della misura cautelare per i proiettili utilizzati che ricordo essere assolutamente vietati”, continua la donna.
“La difesa è inerme di fronte a una presa di posizione del pm. Noi abbiamo dovuto diffidare il pm per avere i video e non c’è stato ancora detto come questi siano stati acquisiti.
Noi il giorno dopo l’omicidio abbiamo chiesto il sequestro dei video sia alla polizia locale sia al pm, ci chiediamo perché il pm non li abbia subito sequestrati. Ci sono tante mancanze“, conclude.