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Suicidio assistito. Parla la legale di “Mario”: “Eravamo pronti ad andare in Svizzera”

“Il Vaticano ritiene che le cure palliative siano l’unica strada giusta? Io dico che la religione cattolica da sempre professa la libertà di scelta in qualsiasi campo. Mario ha scelto liberamente per se stesso. Non vuole trascorrere giorni di incoscienza in attesa della fine. Vuole essere lui ad assumere il farmaco che metterà fine a una vita che per lui non era più sostenibile e vuole essere lui a scegliere quando farlo”. Con queste parole rilasciate a Fanpage.it Filomena Gallo – legale di Mario, rimasto paralizzato dieci anni fa in seguito ad un incidente stradale – ha commentato la sentenza storica che garantisce al suo cliente il diritto al suicidio assistito.

Nel 2019, infatti, per la prima volta in Italia è stato depenalizzato il suicidio medicalmente assistito. Mario ha quindi deciso immediatamente di ricorrere a questa pratica per porre fine ad una vita non più sostenibile. E ha contatto la Regione Marche, affinché fosse verificato il sussistere delle condizioni fisiche necessarie per poter ottenere legalmente il farmaco. L’Azienda Sanitaria Unica Regione Marche ha però respinto la sua istanza, costringendo Mario ad intraprendere una lunga battaglia legale. Il Tribunale di Ancona si è però pronunciato a favore del 43enne e, dopo due diffide all’ASUR Marche, il Comitato Etico ha finalmente acconsentito.

Mario ha accolto la notizia affermando di sentirsi molto più “leggero” e sereno. Filomena Gallo, invece, ha voluto invece puntare il dito contro una burocrazia troppo lunga, che impiega anni a prendere decisioni che andrebbero prese invece nel minor tempo possibile: “Mario ha visto riconosciuto un suo diritto dopo 15 mesi. Si tratta di un tempo interminabile per una persona che soffre. Le procedure per la verifica delle sue condizioni sono state avviate mesi e mesi dopo la sentenza del 2019 che avrebbe dovuto concedere il via libera. Resta un vuoto normativo spaventoso e la latitanza della politica in questo senso. Mario ha dovuto iniziare una vera e propria battaglia legale per poter decidere della propria esistenza. La sentenza della Corte Costituzionale è stata disapplicata contro un malato che da quindici mesi soffre. Ha dovuto procedere in Tribunale. Mario era pronto ad andare in Svizzera, ha cambiato idea quando ha saputo che in Italia avrebbe potuto procedere. Dopo tante lotte, la sua famiglia ha accolto la notizia con grande dolore ma nel pieno rispetto delle sue volontà. Sarà dura lasciarlo andare, ma è giusto dare piena dignità alla scelta del malato.

Ricordiamo che il 43enne è in possesso di tutti i requisiti richiesti per poter depenalizzare il suicidio assistito.