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UE: ogni Paese deve riconoscere i bambini con genitori dello stesso sesso

Un certificato di nascita che attesti il legame di filiazione di un bambino con due genitori dello stesso sesso rilasciato da uno dei Paesi dell’Unione Europea deve essere accettato anche in tutti gli altri Paesi come documento valido. È questa la sentenza storica che è stata approvata in queste ore, a partire dal ricorso di due donne sposatesi in Spagna nel 2018 e madri di una bambina nata nel 2019. Tutti gli Stati membri, dunque, devono accettare che un bambino abbia genitori omosessuali. Da adesso in poi, quindi, se un cittadino minorenne dell’Ue possiede un atto di nascita europeo che stabilisce che ha genitori dello stesso sesso, tutti gli Stati sono ora obbligati ad emettere le carte di identità o il passaporto con entrambi i genitori.

Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale, ha commentato a Fanpage.it la storica sentenza, arrivata dopo due anni dal provvedimento di Salvini che ha richiesto la sostituzione della parola “genitore” nelle carte d’identità con la locuzione “padre e madre”, impedendo di fatto il riconoscimento dei figli di coppie di genitori dello stesso sesso. Il portavoce, forte di questa vittoria europea, chiede quindi alla ministra Lamorgese di cancellare questa circolare: “La sentenza è sicuramente positiva. Purtroppo però in Italia non ci siamo ancora mossi con ricorsi alla Corte europea. La dicitura della pubblica amministrazione padre e madre è vecchia, addirittura anteguerra. Questo comporta problemi per i bambini che devono viaggiare all’estero, o in caso di ricoveri in ospedale o nei rapporti con la scuola. In Italia diritti dei bambini figli di genitori dello stesso sesso sono cancellati, almeno per quanto riguarda uno dei due genitori. Tutto questo crea una palese discriminazione.

Marrazzo poi continua specificando le richieste dei partiti di cui è portavoce: “Noi abbiamo fatto richiesta alla ministra Lamorgese affinché si ponga rimedio alla circolare che Salvini fece in una notte. Dopo un’interrogazione parlamentare la ministra promise di fare valutazioni burocratiche. Ma la verità è che si tratta di una valutazione meramente politica: i bambini delle famiglie omogenitoriali hanno o no gli stessi diritti degli altri bambini? La sentenza della Corte di Giustizia va anche oltre perché dice che se un tribunale europeo non riconosce la genitorialità di entrambi, ma un bambino è invece riconosciuto da un certificato di un altro Paese europeo, come in questo caso la Spagna, il bimbo deve essere considerato figlio di entrambi i genitori, e i documenti rilasciati devono riconoscerlo.  Questo significa che la politica italiana si deve dare una mossa. Non basta dire di essere a favore dei diritti Lgbt. Una circolare di revoca la ministra la potrebbe fare in 10 minuti, se ci fosse la volontà politica. La ministra si cela dietro un ruolo tecnico, ma la verità è che non vuole avere problemi con la Lega e non vuole esporsi per i diritti delle persone Lgbt“.

La Lega è però già pronta a dare battaglia al provvedimento, considerandolo una violazione del diritto di famiglia europeo.

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