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Effetti della guerra in Ucraina, dal pane all’olio: caro prezzi in Italia

Continua la corsa al supermercato in Italia. Il conflitto in Ucraina – paese che esporta l’80% dell’olio di girasole che arriva in Italia – potrebbe provocare degli aumenti sul prezzo di acquisto e di conseguenza sulla rivendita al pubblico. In particolare, la Coldiretti segnala l’accaparramento di olio, pasta, zucchero e prodotti in scatola, ovvero quei prodotti che non sono deperibili.

Conflitto in Ucraina, le cause degli aumenti dei prezzi di olio di girasole, pane e pasta

Il responsabile economico della Coldiretti, Lorenzo Bazzana, ha spiegato perché potrebbe essere così significativo l’aumento: l’olio di semi di girasole viene utilizzato per produrre biscotti, patatine (chips in busta), prodotti da forno o semplicemente viene venduto per la frittura. Al momento, Bazzana esclude il ridimensionamento dei prezzi: “L’aumento ci sarà se la domanda non sarà corrisposta da un’offerta adeguata. Dipenderà molto – dichiara a Fanpage – dai consumatori e da quale olio di semi andranno ad acquistare”.

È già evidente invece, il caro prezzi di pane e pasta. Parte del grano utilizzato in Italia, viene importato dall’Ucraina e dalla Russia. Secondo Bazzana, l’aumento sarà di 13 volte rispetto al valore antecedente al conflitto. Questo si spiega, descrivendo i vari passaggi della lavorazione dei due prodotti: per fare un chilo di pane occorre un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina. La farina verrà poi impastata per ottenere un chilo di prodotto finito. In Italia, il prezzo medio del pane varia da 5.30 € al kg, fino a 9.8€, mentre 1 kg di grano tenero si aggira attorno ai 40 centesimi.

Guerra in Ucraina, l’Italia corre ai ripari: implementate le semine di mais e girasole

La variabilità dei costi del pane, evidenzia come sul prezzo finale del prodotto, influiscano anche fattori come l’elettricità e costi legati alla materia prima agricola. Pertanto, Bazzana definisce le oscillazioni del prezzo del grano delle speculazioni.
Preoccupa meno infine, l’ipotesi del blocco dell’export di cereali da parte di Mosca, al vaglio del Cremlino. Russia e Ucraina rappresentano il 30% del commercio di cereali ma la Coldiretti crede che l’Italia possa coprire l’eventuale mancanza, grazie alle implementazioni delle semine di mais e girasole. Diverso il discorso del frumento, già seminato: l’aumento delle superfici, potrà essere attuato soltanto in autunno.

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