Ecco quali sono le ultime parole dei condannati a morte (LEGGI)
Giacomo Franceschini
Come se la notizia e le immagini delle esecuzioni nel braccio della morte non bastassero, il Dipartimento di giustizia criminale del Texas ha deciso di pubblicare online tutte le ultime dichiarazioni dei condannati alla pena capitale. Le parole diffuse in Rete svelano in alcuni casi la vena poetica del prigioniero. In altri casi contengono le scuse per il male commesso. Oppure denunciano la crudeltà della punizione subita.
500 GIUSTIZIATI IN TEXAS – La sconcertante iniziativa arriva nel momento in cui, a giugno, nello stato meridionale degli Stati Uniti viene ucciso il 500esimo detenuto da quando – dicembre 1982 – la pratica della pena di morte è stata… (CONTINUA A LEGGERE) reintrodotta (uccisione del detenuto Charlie Brooks). Nel 1968, infatti, le esecuzioni erano state sospese in seguito ad una decisione della Corte Suprema che le definiva “crudeli”. Il Tex è lo stato americano maggiormente incline alle condanne capitali. Nella classifica delle esecuzioni viene seguito dalla Virginia, 100 detenuti uccisi, e dall’Oklahoma, 105.
NEGLI USA 1.300 ESECUZIONI IN 37 ANNI – Nelle stesse ore in cui, il 26 giugno scorso, nell carcere di Huntsville con un’inziezione letale veniva giustiziata Kimberly McCarthy, Amnesty International ha ricordato che tra i condannati a morte in Texas ci sono… (CONTINUA A LEGGERE) persone che soffrono di gravi malattie mentali. Complessivamente negli Stati Uniti dal 1976, anno in cui terminava la moratoria della Corte Suprema, sono stati uccisi più di 1.300 detenuti. Insieme ad India e Giappone, gli Usa rappresentano una delle poche democrazie liberali ad applicare ancora la… (CONTINUA A LEGGERE) pena capitale.
Tornando alle frasi, spesso i condannati chiedono perdono, ripensano alle loro vite e meditano su una sentenza che, eseguita anni dopo, punisce persone molto cambiate.
Con «love», le parole più pronunciate sono «Dio» (o «Gesù») e «change», cambiamento: «Ci sono 300 persone nel braccio della morte e nessuna è un mostro. Tutti cambiano giusto? La vita è esperienza e le persone cambiano», «Sono una persona diversa, ma questo non cambia le cose cattive che ho fatto», «Cristo mi ha cambiato», «Vorrei tornare indietro e cambiare tutto ma è impossibile».
«Voglio ringraziare Dio per darmi questa opportunità di conoscerlo. Mi ha cambiato. Gesù è amore», ha dichiarato nel 1997 il serial killer Ricky Lee Green a cui sono stati attribuiti fino a 12 omicidi a sfondo sessuale. Qualcuno prova a ridere in faccia alla morte. «Sono pronto per il teletrasporto» ha detto un condannato nel 2011. Altri due hanno rivolto la loro ultima riflessione alla squadra di football americano dei Dallas Cowboys, uno al team di baseball dei Texas Ranger.
UNA DEDICA ALLE VITTIME DELL’11/9. Nel 2004 David Ray Harris ha dedicato le sue ultime parole agli eroi dell’11 settembre. Jeffrey Doughtie fu arrestato per un duplice omicidio nel corso di una rapina nel 1993, la sentenza fu eseguita otto anni dopo, nel 2001, le sue ultime parole sono una riflessione sulla pena capitale: «Per quasi nove anni ho pensato alla pena di morte. Se fosse giusta o sbagliata. Non ho nessuna… risposta. Non penso che il mondo sarà un posto migliore senza di me. Se volevate punirmi mi avreste dovuto uccidere il giorno dopo, non ora. Ora non mi fate del male. Ho avuto tempo di prepararmi, di dire addio alla mia famiglia, di portare la mia vita dove doveva essere». (CONTINUA A LEGGERE)
QUELLI CHE SI DICHIARANO INNOCENTI. Ci sono infine quelli che si dichiarano innocenti. Sono stati 25 tra i più di 500 condannati coloro che all’ombra del patibolo hanno proclamato la loro non colpevolezza. Alcuni avevano ragione. Dal 1982 sono stati dimostrati almeno tre casi di giustiziati risultati innocenti in seguito a indagini più approfondite. Il 2 novembre del 1992 Johnny Garret non rilasciò dichiarazioni ufficiali prima che arrivasse a prenderlo il boia. Soffriva di ritardi mentali ed era stato arrestato da minorenne e condannato per lo stupro e l’omicidio di una suora. Solo 12 anni dopo l’esecuzione il dna dimostrò senza ombra di dubbio che era un uomo innocente e il crimine era stato commesso da un’altra persona. Nel meticoloso sito del Dipatimento di giustizia del Texas non è fatta menzione degli errori. Nel penitenziario di Huntsville la giustizia non ha l’ultima parola.