Paolo Pantani ha scritto una lettera commovente al figlio Marco, morto il 14 febbraio 2004. Nonostante siano passati 10 anni, il suo ricordo rimane indelebile. “Carissimo Marco, penso ogni istante a quel dolore che ti ha devastato. E non posso accettare che ci sia qualcuno che dubiti di te. Mi manchi da morire. Mai avrei pensato che qualcuno potesse mancarmi così tanto.” Sono le parole di un padre che non riesce a darsi pace nel pensare a quel dolore insormontabile che affliggeva Marco. Un incubo senza fine che è stato capace di togliergli ogni briciolo di dignità.
“Ti sei sempre dovuto difendere senza avere alcuna colpa, hai sempre lottato fino alla fine. Non ti sei mai arreso, hai sempre gridato la tua innocenza, chiesto giustizia e verità, ti hanno portato via tutto colpendoti profondamente nel tuo cuore, hanno infangato ogni tuo sacrificio buttandoti giù ogni volta che hai cercato di rialzarti, per cinque anni ti hanno torturato”. Il padre non riesce ad accettare che un uomo così buono ed onesto come Marco abbia dovuto patire tutto quell’inferno, perchè tutti i suoi sogni e progetti gli sono stati negati.
“Tutte quelle assurde menzogne e falsità ancora oggi purtroppo continuano a farti del male. Non riesco ancora ad accettare che ci sia qualcuno che dubiti di te. Che tante persone ti abbiano potuto usare e poi tradire voltandoti le spalle, ferendoti così profondamente, tradendo quella amicizia che tu credevi sincera da parte loro, tutto il fango, le accuse, l’infamia che ti hanno buttato addosso non potevi sopportarli. Tu sei nato e hai sempre vissuto per la bici. L’amavi così tanto da portarla anche a letto con te”.
Il padre ricorda tutti gli ostacoli che la vita ha riservato al figlio, ma che grazie alla sua infinita passione è riuscito sempre a superare. Purtroppo però alcuni ostacoli erano più grandi di lui. Se ne è andato con tutto il suo dolore, invocando un’innocenza che gli è sempre stata negata. “Carissimo Marco, il mio unico desiderio è che ti sia restituita la tua dignità con l’aiuto di Dio e di quelle persone che si devono mettere una mano sul cuore per tirare fuori la verità tanto sanno che tu le hai già perdonate, solo così la vita sarà migliore per tutti. Ti hanno torturato per cinque anni, hanno infangato ogni tuo sacrificio buttandoti giù ogni volta che hai cercato di rialzarti. Per cinque anni ti hanno torturato. Eri un uomo buono, giusto, sensibile, onesto e generoso. L’abisso si era impadronito del tuo cuore”.