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Baby-squillo, la verità sepolta: “Non ero felice, mi fingevo un’altra”

Roma – Le testimonianze che le baby-squillo di viale Parioli hanno fornito ai pm durante l’incidente probatorio raccontano ciò che gli investigatori non hanno potuto scoprire dall’esterno: qual era la vita segreta delle ragazzine che si prostituivano per Mirko Ieni? Ciò che stiamo per presentarvi è la verità su queste giovani, dalla storia difficile e provata da mille difficoltà, nelle quali persino il loro sfruttatore si profilava come un amico migliore delle istituzioni. Un “lavoro”, il loro, che le 14enni neanche avrebbero voluto fare, ma tutti i soldi ricavati dalla prostituzione avrebbero potuto soddisfare qualsiasi desiderio delle giovani.

Tanti rimorsi e paure” guidano il racconto di Angela ed Agnese, la più piccola delle due, ma anche tanta consapevolezza e liberazione da quello che, nato come un gioco, si era trasformato in un peso quotidiano. Le due giovanissime hanno raccontato che, per accogliere i clienti indicati loro da Ieni, avevano smesso di frequentare la scuola da molto tempo. Lui, lo sfruttatore-amico, era il loro confidente, si prendeva cura di loro, affinché le ragazze si prendessero cura dei suoi affari. Infatti, la prostituzione minorile era l’unica fonte di guadagno di Mirko Ieni, che col passare del tempo aveva cominciato a pretendere la presenza delle ragazzine a qualsiasi ora. Loro, poco più che adolescenti, non erano quasi mai puntuali e mostravano la svogliatezza caratteristica dell’età che precede la maturità.

Proprio la soppressione di un tratto più che genuino come questo ha determinato la precoce crescita delle due ragazzine. Altre tra le baby-squillo del giro di Ieni hanno, infatti, dichiarato di non essersi sentite più delle semplici adolescenti, da quando il lavoro era diventato la loro vita. I clienti si lamentavano dei ritardi con Ieni e lui continuava a pretendere di più dalle ragazzine. Spinte sotto un giogo di pressioni psicologiche, di dipendenza dalle droghe che lo stesso Ieni forniva loro e dall’assenza di un punto di riferimento che potesse salvarle da quella vita, le baby-squillo mostravano sempre più insofferenza. I clienti non erano sempre piacenti e ciò costituiva il primario inconveniente del lavoro: “Pensavo, che gente mi capita? E se mi violentano? Poi piano piano ho capito che erano tutti deficienti”, ha raccontato Agnese, baby-squillo a 14 anni. Vestivano altri panni, fingevano con se stesse e con gli altri di essere qualcun’altra, per dimenticare la sgradevolezza di molti incontri.

Avevano cominciato a prostituirsi insieme Agnese ed Angela: “Stavamo cercando di fare un lavoretto che fosse adatto alla nostra età, per esempio le dog sitter. Ci servivano i soldi per andare a Ponza”, raccontano. All’inizio, Angela era stata attratta da un’offerta taggata “lavorare poco, guadagnare tanto” ed Agnese aveva cercato di dissuaderla da un gesto tanto sconsiderato. Tuttavia, i guadagni dell’amica si sono rivelati effettivamente cospicui ed anche la 14enne ha deciso di entrare nel giro di Ieni. “Mi sono fatta trascinare”, ha raccontato la giovane, ricordando i primi tempi del lavoro, in cui sembrava che i soldi potessero valere la pena delle prestazioni offerte dalle giovanissime ai loro clienti.

Entrambe le ragazzine provenivano da contesti familiari difficili, fatti d’indifferenza, di assenze e rifiuti. Angela è stata ripudiata dalla propria famiglia, dopo che i genitori hanno scoperto il giro di prostituzione in cui la figlia era entrata a far parte. Addirittura, essi erano arrivati a decidere di non ospitare più la ragazza in casa propria. Per Agnese, invece, le cose sono andate relativamente meglio: il padre assente da 10 anni, ma la madre sapeva che la 14enne spacciava droga e la sfruttava per guadagnare almeno 100 euro al giorno. Arrestata, la donna è ancora difesa dalla ragazzina che la descrive come una “brava” mamma, nonostante la gravità delle sue azioni.

Intanto, gli ultimi aggiornamenti sul caso delle baby-squillo di viale Parioli riportano la decisione del procuratore aggiunto Maria Monteleone di procedere con immediatezza nei confronti degli indagati. Tra i sospettati di cui è stata accertata la responsabilità nel ruolo di clienti delle minorenni, anche il marito della senatrice Mussolini, Mauro Floriani, di cui abbiamo parlato in questo articolo. Intanto, pare che presto il caso sarà archiviato.