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Frustata dalla madre a 12 anni: pubblicava foto hot su Facebook(VIDEO)

 

Scena del cruento video, che trovate in basso

Trinidad e Tobag – Spinta in un angolo dalla paura e dal dolore delle frustate appena subite. Queste sono le scene salienti di un video che testimonia la violenza di una madre verso la figlia in piena preadolescenza, pubblicato su Facebook. Sempre su quel social network la ragazzina aveva pubblicato alcune foto hot di sé, fatto che ha suscitato l’ira e la violenza del genitore iracondo. E’ chiaro che nell’isola-Stato del nord del Venezuela le conseguenze rispetto a certi atteggiamenti vengono affrontati in questo modo.

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Nonostante i gemiti della ragazzina, sua madre ha continuato per 6 interminabili minuti, ma questo volendo credere che le sevizie non siano continuate oltre la durata del filmato. La donna, madre di 4 figlie, ha avuto il sostegno delle sorelle della 12enne. Queste hanno, poi, pubblicato nel web un secondo video in cui spiegavano agli utenti le ragioni per cui difendere la donna “contro” la 12enne indisciplinata. Infatti, quest’ultima non si sarebbe solo mostrata seminuda in alcune foto, ma avrebbe anche intrattenuto una conversazione privata con un uomo più grande di lei. In queste circostanze, lui avrebbe proposto alla ragazzina di incontrarlo per fare del sesso, ma la furia della madre di lei ha impedito che ciò avvenisse.

Peraltro, i fan della pagina facebook che ha pubblicato il video in rete hanno avuto una reazione quasi inaspettata: stavolta, i più si sono scagliati contro la figlia, a difesa della madre. E’ stato proprio il movente, secondo la maggior parte dei commentatori, a rendere giusta l’ira della donna e non c’è dubbio che l’esuberanza della 12enne nel cercare attenzioni sul social network con la pubblicazione di proprie foto hot abbia avuto una punizione equa. Probabilmente, non saranno dello stesso parere gli utenti dalla mentalità aperta ed i “pacifisti”, ma è certo che non lo saranno la polizia venezuelana e tanto meno gli enti garanti dei diritti dell’uomo. Il punto, infatti, ruota attorno alla giustificazione di un atto che va giudicato orribile molto più di quanto compiuto dalla ragazzina, in virtù della promozione di non violenza.

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