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Prostituzione, droga e alcol nel Pil: ecco l’ultima direttiva dell’Ue

E’ il 2014 l’anno della rivoluzione della contabilità in Italia e in tutti i Paesi Europei: infatti, a partire da quest’anno, entreranno nel calcolo del Pil anche il traffico di sostanze stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette e alcolici. Pertanto, ciascuno Stato dovrà inserire una stima di queste attività illegali, “in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”, come afferma l’Istat. Tuttavia, non è facile calcolare e misurare le attività illegali per due motivi essenziali, indicati dall’Istituto stesso: innanzitutto, queste cercano di sottrarsi a qualsiasi forma di rilevazione e, in secondo luogo, si possono prestare a diverse interpretazioni. Per questo motivo sono state fornite ai governi europei da parte di Eurostat delle linee guida ben definite.

LE ALTRE NOVITA’ – L’Istat ha inoltre annunciato che le spese per gli armamenti militari e per ricerca e sviluppo verranno classificate tra gli investimenti, non più tra i costi economici dello Stato. Quindi tutto questo determina un effetto positivo sul Pil: infatti, l’aggiornamento potrebbe spingere l’Italia ad una revisione al rialzo del Pil tra l’1% e il 2%, come stimato a Bruxelles già a gennaio.

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PROSTITUZIONE E DROGA NELLA CAPITALE – Intanto Ignazio Marino, sindaco di Roma, si dice favorevole alla creazione di quartieri a luci rosse nella capitale. “Purtroppo non è una decisione che può prendere il sindaco, ma sarei favorevole a che ci siano zone dove è consentita e zone dove non lo è”, afferma il primo cittadino di Roma. Infatti, spiega, “il dilagare della prostituzione arreca un danno al decoro della città e disagio ad alcuni quartieri”. Marino affronta anche il tema della liberalizzazione della cannabis, definendo il proibizionisti come i veri criminali. Questi,infatti,  “se non ci fosse il proibizionismo, solo in Italia perderebbero circa 8 miliardi di euro l’anno di profitti”. Poi precisa: “”Dire che la marijuana possa essere regolamentata e liberalizzata non significa dire che le droghe fanno bene: significa contrastare la criminalità e i prodotti pericolosissimi che mette in commercio”.

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