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Eterologa, la Corte: “Coppie discriminate, avere figli è un diritto”

La Corte Costituzionale ha fornito oggi alcune motivazioni per la decisione presa lo scorso 9 aprile in merito alle legge 40, che vietava alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione eterologa per diventare genitori. La pratica in esame consiste nella fecondazione artificiale tra sperma od ovulo di uno dei due partner ed i prodotti sessuali di una terza parte: un estraneo con il quale l’embrione condividerà metà del patrimonio genetico. La differenza con la fecondazione omologa, che consiste nell’incontro artificiale di speramatozoi ed ovulo della coppia, ha reso quest’ultima pratica illegale.

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Sulla fecondazione eterologa, invece, la Consulta ha dichiarato il proprio “sì” appena due mesi fa. Questa decisione è giunta dopo un’importante analisi di carattere etico sulle discriminazioni che la legge 40 poneva tra le coppie sterili e quelle fertili. Infatti, mentre queste ultime potevano in qualsiasi momento e luogo dare vita ad un nuovo individuo ed usufruire così del proprio diritto alla genitorialità, le coppie sterili dovevano affrontare una problematica ben più grave. Non potendo effettuare la fecondazione eterologa in Italia, molti viaggiavano per effettuarla all’estero e quindi la pratica o meno di questa fecondazione si è ridotta alle disponibilità economiche di ciascuno.

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Chi non poteva permettersi il costo dell’intervento e del viaggio, dunque, poteva dire addio ai sogni riguardo l’avere figli consanguinei, che spesso restano il desiderio latente anche in chi adotta bambini orfani o bisognosi di cure. La stessa Corte Costituzionale ha dichiarato che la genitorialità è “espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi” e va dunque tutelata come qualsiasi altro diritto dell’uomo. Sicuramente, questa decisione segna una vittoria per molte coppie sterili, soprattutto se versanti in condizioni economiche non proprio favorevoli, ma adatte alla crescita di un figlio.