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Bossetti, i legali confutano il primo Dna: “Non è una prova certa”

I legali di Massimo Giuseppe Bossetti ci riprovano: Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni hanno stavolta deciso di dirigere la propria battaglia legale a favore del presunto omicida verso la confutazione del primo riscontro di Dna. Stiamo parlando dell’analisi che identificò l’Ignoto 1, le cui tracce furono rinvenute sul cadavere della ginnasta Yara Gambirasio, con Bossetti. I legali del carpentiere di Mapello stanno già lavorando al ricorso che presenteranno al Tribunale della Libertà con delle proposte già bocciate in precedenza dai magistrati.

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Infatti, Gazzetti e Salvagni tentarono fin da subito di screditare la validità della verifica incrociata tra il Dna trovato sul corpo di Yara e quello prelevato da Bossetti, senza però ottenere il risultato sperato. Il “faro dell’indagine” portata avanti sul carpentiere non avrebbe alcuna certezza, poiché i dati forniti dai Ris nel 2011 potrebbero avere tutt’altra interpretazione giuridica, tralasciando quella scientifica. Insomma, importerebbe poco che il Dna di Bossetti è stato trovato sul corpo della ragazzina, purché si possa dimostrare l’innocenza dell’uomo.

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Effettivamente, nella loro relazione i Ris avevano così concluso: “Una logica prettamente scientifica […] non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara.” E’ questa l’affermazione che i legali di Bossetti utilizzeranno nel loro ricorso, ma se queste dichiarazioni fanno fede all’attendibilità della loro fonte, è anche vero che i Ris hanno ritenuto il profilo di quell’Ignoto 1 ottimale. Ciò significa che, se non al 100%, Bossetti corrisponde comunque a quell’uomo per un’alta percentuale, in virtù del fatto che il suo Dna è stato rinvenuto non solo negli slip di Yara, ma anche in altre parti del corpo “protette” dalle intemperie e quant’altro che potesse degradare maggiormente le condizioni del cadavere.