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Al via il campionato Nba. L’analisi tecnica dell’esperto

 

Son passati cinque giorni dalla partenza del campionato di Basket più popolare del pianeta, l’Nba, un piccolissimo spezzone di campionato che a confronto dell’intera durata della stagione regolare, Play-Off esclusi, uno spezzone che in percentuale rappresenta circa il 3,5% della somma totale delle gare da disputare. Negli Usa, in Nba, non funziona proprio come qui da Noi per lo sport più popolare, ovvero il Calcio. Qui da Noi dopo cinque giornate di campionato è già tempo di bilanci; diciamo che negli Usa dopo cinque giorni di stagione regolare Nba o “regular season” in lingua addetta, per via della lunga serie di incontri da disputare (80 circa) il popolo americano è come se avesse mangiato uno stuzzichino e bagnato la bocca con un sorso di cocktail, che negli Usa tra parentesi sono serviti in proporzione con misure triple rispetto a qui. In generale negli Usa funziona tutto in un altro modo, così per il cockail al bar, così come per lo Sport in genere, vedesi Football o Baseball, Basket appunto, in genere negli Usa la vita è un’altra vita, Io ci son stato, lo posso giurare. Prendete per esempio il Basket, Io ci son stato a vedere una partita Nba, a confronto una partita di campionato o Play-Off qui da noi è una sciocchezza, pur importante che sia. Negli Usa una partita di Basket (Io son stato a Miami ed all’American Airlines Arena per due volte), negli Usa una partita di Basket di quel tipo, anche in stagione regolare, seppur di poco conto, una partita di Basket qualsiasi è paragonabile ad un quarto di finale di Champions League, ma non di una squadra greca contro lo Zenit, dico un quarto fra Barcellona e Psg. Ecco, la differenza fra un campionato di Basket europeo (salvo eccezioni) ed il Basket americano può essere vista con un paragone calcistico.

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Poi c’è tutto il discorso dei numeri. Negli Usa vanno matti per i numeri.
Ogni Sport negli Usa è fonte di statistica, come fosse avulso dal concetto storico; qui in Europa il comandante Calcio è preso dai numeri solo per poche situazioni, un esempio sono i calciatori più forti del panorama, ma se prendi per esempio il Chievo Verona alcuno lo mette sotto alle statistiche. Negli Usa le statistiche sulle squadre e sui players sono una situazione che si sviluppa anche nei campionati giovanili, ma non all’acqua di rose, ogni giocatore delle squadre studentesche è schermato da una serie impressionante di statistiche, così ogni singola squadra. Una concezione pazzesca di orizzontalità e verticalità di parametri associati allo Sport. In Europa si è provato a pianificare ad ampio raggio un discorso simile, ma la secolare Europa vuole che nel Calcio soprattutto esista il parametro “importanza”, esistono tanti esempi a favore di ciò che dico; prendete Rooney per esempio, è uno tra i giocatori più popolari d’Inghilterra per il trascorso, nonostante da tempo abbia statistiche sfavorevoli su ogni fronte. Negli Usa ogni singolo players di qualsiasi Sport diventa “un grande” solo se i numeri parlano a favore del giocatore, lo stesso vale a dirsi per le squadre o franchigie. Sono tutte differenze enormi, per questo motivo gli Sport negli Usa sono un affare maledettamente perfetto a differenza che qui da Noi. Per questo motivo dopo cinque giorni dall’inizio della regular season del campionato di Basket Nba ogni americano ha assaggiato un piccolo boccone di torta, ma prima di poter avere idee ben precise in merito si deve aspettare almeno un mese, dopo il quale i numeri e le statistiche contro e pro players e franchigie avranno senso. In questo momento lo spettacolo ha avuto inizio e a questo punto si possono avere idee e opinioni a proposito.

Le mie idee sull’inizio di stagione regolare del Basket Usa non differiscono da quelle che si trovano nelle teste degli addetti ai lavori: è partita in quarta Miami nonostante la clamorosa cessione di LeBron James a Cleveland, la quale dopo la sconfitta in apertura contro New York sembra essere in fase di rodaggio si, ma con un potenziale notevole da poter mettere a referto. Chicago sembra aver subito ingranato ed inserito Gasol molto bene nel pitturato, che fa il paio col rientro di Rose che al momento scricchiola, si deve aspettare prima di osannare ma anche di crocifiggere. San Antonio nonostante la sconfitta di questa notte è partita tra il fracasso di una piazza esaltante e caldissima, potrebbe essere una riconferma scontata tra le prime della classe. Houston è partita fortissimo, l’organico c’è e Harden sembra poter essere alla propria definitiva consacrazione nel panorama contemporaneo. Per Golden State vale il discorso fatto per Harden, la franchigia potrebbe essere alla definitiva consacrazione ed il passo sarebbe quello di portare Curry e Thompson a giocare una grande pallacanestro anche nella post season. Oklahoma è frenata dall’assenza di Durant, Mvp della scorsa stagione, mentre i Clippers sono partiti alla grande e sembrano aver trovato l’alchimia giusta, almeno in questo inizio. Inizio col botto per Memphis e la coppia di lunghi (Gasol, Randolph) più cinica fra tutte; male Indiana che paga l’assenza di George, così così New York e Boston mentre Toronto è partita col piede giusto. Infine malissimo Los Angeles sponda Lakers, 0 su 4 e partenza disastrosa, unica nota positiva Kobe Bryant, una media di oltre venti punti a partita e numeri da capogiro in ogni match, per chi aveva dubbi Black Mamba è quel giocatore per cui in ogni caso parlano i numeri, che a livello di percentuali non lo trova impeccabile, ma che KB sa annullare oggi come ieri.
Buona continuazione.