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Divorzio breve presto possibile: basterà una firma al Comune

 

Un grande passo in avanti in materia di separazioni coniugali potrebbe essere compiuto, a breve, anche in Italia. E’ infatti passata una norma, contenuta nel nuovo “pacchetto giustizia”, che potrebbe velocizzare i tempi di divorzio – in caso questo fosse consensuale – permettendo ai coniugi di concludere un accordo di separazione o scioglimento di matrimonio nel proprio comune di residenza. Un enorme passo in avanti che, anche se non consentirà ancora di accorciare i tempi di divorzio “ufficiale” (nel nostro Bel Paese i coniugi possono definitivamente dividersi dopo 3 anni di separazione, qualora questa non fosse consensuale), consentirà di snellire una fin troppo pesante burocrazia in tema di legislazione delle unioni matrimoniali.
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Il divorzio “comunale”, come sancito dall’ articolo 12 della norma, consiste in una sorta di accordo tra i coniugi stipulato davanti al Primo Cittadino del comune di residenza. Le parti in causa hanno il compito di presentare la domanda al Sindaco, che ha una validità di 30 giorni. Qualora i “quasi” divorziati non si presentassero al Comune dopo tale scadenza, l’ accordo sarà destinato a saltare automaticamente; in caso contrario, la coppia (che per stipulare tale accordo non deve avere figli a carico nè in ballo eventuali trasferimenti patrimoniali) potrà andare avanti nel doloroso e sinora intricato iter di separazione e divorzio ufficiale, senza passare attraverso Tribunali e scartoffie.
In caso di separazione con figli a carico – siano essi normodotati o portatori di handicap – la norma viene incontro semplificando le cose, sempre che il divorzio – anche in questo caso – sia consensuale tra le parti. L’ articolo 6 della legge, infatti, prevede per i coniugi il ricorso alla pratica della “negoziazione assistita”: le parti in causa, assistite dai propri legali, avranno la possibilità di accordarsi fra loro scegliendo le condizioni migliori per la propria prole; spetterà, successivamente, agli avvocati depositare tale negoziato entro 10 giorni al Procuratore della Repubblica, che decreterà se quest’ ultimo risponda o meno al solo interesse dei figli.
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L’ Italia dimostra di voler essere al passo con le restanti Nazioni europee non solo in materia di unioni gay, ma anche nell’ annosa questione del divorzio, da sempre una vera “croce” non solo per le famiglie che lo vivono in prima persona, ma anche per giuristi e Tribunali, sepolti da fascicoli di accuse, ricorsi e contro ricorsi. Il prossimo passo, come promesso dal Responsabile Giustizia del PD David Ermini, sarà quello di ridurre i tempi del divorzio, specialmente se consensuale. Una speranza, per tutti i “felicemente” divorziati, di tornare liberi entro 6 mesi.