L’articolo 18, dopo una lunghissima discussione, è cambiato. Pd e Ncd si reputano soddisfatti del risultato mentre Matteo Renzi ammette che il Jobs Act “non toglie diritti, ma toglie solo alibi, ai sindacati, alle imprese, ai politici”. Grazie alla novità della delega, si fissa solamente l’indennizzo economico “certo e crescente” con l’aumentare degli anni di servizio per i licenziamenti economici. Il reintegro rimane tale per i licenziamenti discriminatori e viene limitato a “specifiche fattispecie” di licenziamento disciplinare ingiustificato: chiarimenti arriveranno direttamente dopo l’accettazione definitiva del ddl.
L’emendamento riguardo l’articolo 18 è stato approvato dalla commissione Lavoro della Camera seppur l’opposizione composta da M5S, Sel, Fi, Lega e Fdi hanno votato contro ed abbandonato i lavori per protesta. Il presidente della Commissione Cesare Damiano (Pd) si dice “molto soddisfatto della riformulazione” e sottolinea come “confermi i contenuti dell’accordo che abbiamo sottoscritto con il governo”. L’ok definitivo per il Jobs Act arriverà solamente il 26 novembre.
NOVITA’ – I cambiamenti più importanti nel Jobs Act riguardano il taglio dei lavori più atipici e precari e l’aumento delle risorse per i relativi ammortizzatori sociali. La prima misura risulta facilmente attuabile, mentre per la seconda saranno necessarie ingenti risorse.
AMMORTIZZATORI SOCIALI – Verrà estesa la rete di tutele sia per i precari che per i disoccupati. Saranno necessarie, però, risorse aggiuntive rispetto a quelle previste nella Legge di Stabilità.
CONTRATTI ATIPICI – L’unica delega che non verrà più attuata riguarda quella del co.co.pro. Il Pd, però, aveva solamente ipotizzato una maggiore “riduzione delle forme contrattuali”.
NESSUNA “REINTEGRA” – Un lavoratore facente parte di un’azienda con più di 15 dipendenti licenziato prenderà un’indennità economica direttamente dal suo datore di lavoro. L’ammontare sarà noto dopo l’uscita dei decreti delegati.
LICENZIAMENTI DISCRIMINATORI – Grazie al Jobs Act, nessun imprenditore potrà più dire che intende licenziare per via dell’orientamento sessuale del dipendente o per le idee politiche. Non è chiaro se ciò sarà a carico del lavoratore stesso ma, in ogni caso, la maternità, la malattia, il credo religioso e simili non possono essere la causa di un licenziamento.
LICENZIAMENTI DISCIPLINARI – Vi è una novità in tal senso: il giudice potrà stabilite se il lavoratore potrà riavere il suo posto qualora il licenziamento risulti non giustificato o non proporzionale alla mancanza.
INDENNIZZO ECONOMICO – Un giudice interverrà sempre e di norma dovrà concedere un’indennità economica nei casi non giustificati. In alcune tipologie, inoltre, potrà essere previsto il recupero del posto di lavoro.
ARTICOLO 18: ADDIO – Il governo ha detto chiaramente che l’articolo 18 non sarà più presente, in quanto i licenziamenti disciplinari saranno definiti in modo chiaro.