“Il fumo nuoce gravemente alla salute”. E’ questo l’ avviso presente su tutti i pacchetti di sigarette attualmente in commercio, una sorta di “vadevecum” per ogni patito del tabacco. Stando alle ultime statistiche legate alle patologie causate dalla sigaretta però, l’ avvertimento stampato sulle confezioni dovrebbe suonare come un diktat da seguire il prima possibile. I numeri, infatti, parlano chiaro: chi fuma assiduamente ha il 2mila percento di possibilità in più rispetto a chi conduce una vita “sana” di ammalarsi di tumore al polmone; ed i casi sono in aumento: ogni anno, sono quasi 40mila gli Italiani che affrontano questo “killer silente”.
A lanciare l’ allarme, due specialisti dell’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano: Lorenzo Spaggiari e Filippo de Marinis, Direttore della Chirurgia Toracica il primo e Direttore dell’Oncologia Toracica il secondo. L’ occasione per parlare di tumore al polmone – partendo dalle cause e concludendo con le nuove tecniche per debellarlo – è stata la presentazione del “Programma Polmone”, promosso proprio dallo IEO. Scopo di tale programma è quello di non abbandonare il paziente nel corso della sua battaglia contro il tumore. “Per trarre il massimo vantaggio dai progressi fatti negli ultimi anni è fondamentale lavorare in team e mettere il paziente al centro, ruotargli intorno, non lasciarlo solo a “vagare” alla ricerca di cure ed esami, ma accompagnarlo passo dopo passo dal momento in cui arriva per la prima visita fino al follow up delle cure”, hanno spiegato i due luminari della medicina oncologica.
Il “Programma Polmone”, come racconta il dottor Spaggiari, parte dal basso, ovvero dalla burocrazia: “Due segretarie, una serie di servizi con specialisti e un’ agenda, dedicati solo ai pazienti con tumore del polmone”. Perchè il paziente ha bisogno di tutto il sostegno possibile per poter affrontare serenamente una forma cancerogena, quella al polmone, che ogni anno in Italia miete 34mila vittime. Il fumo è uno dei principali responsabili della genesi di tale tumore, come spiegano i medici dello IEO. “Un fumatore che consuma 20 sigarette al giorno per 20 anni – precisa il dottor de Marinis – ha un rischio aumentato di ammalarsi pari al 2mila per cento“. Cifre che fanno riflettere, soprattutto se associate all’ abbassamento dell’ età nella quale il tumore si manifesta (ad oggi si annoverano anche pazienti di età compresa tra i 40 e i 50 anni) e all’ aumento dell’ incidenza del cancro sulle donne. Il tumore al polmone diventa un male sempre più “rosa”: un terzo dei pazienti, infatti, sono di sesso femminile.
La buona notizia, però, è che la medicina sta effettuando dei notevoli passi in avanti nella cura e nella diagnosi precoce di tale patologia. “Abbiamo imparato a capire che ogni paziente, ogni tumore fa storia a sé“, premette il dottor Spaggiari. “Lo stesso tumore può mostrare mutazioni genetiche differenti nel corso del tempo percui servono biopsie ripetute per valutare la lesione e scegliere il farmaco che mira al bersaglio da colpire in quel momento. Per farlo, grazie al progresso tecnologico, oggi esistono strumenti molto precisi e poco invasivi che consentono di definire il profilo genetico del tumore”. La biopsia resta uno degli strumenti più efficaci per diagnosticare il cancro e per tenere, nel corso dei vari stadi della malattia, sotto osservazione il paziente. Altro mezzo importantissimo è “La videotoracoscopia, per fare prelievi a livello pleurico, oltre ad essere un utile strumento diagnostico pre-trattamento”.
Anche dal punto di vista delle terapie per debellare il tumore al tumore, i medici assicurano che non esiste solo la chemioterapia come unica alternativa possibile al male. La parola chiave, però, è diagnosi precoce. “Fino a ieri senza diagnosi precoce, più del 70 percento dei tumori polmonari veniva scoperto quando la malattia era già in fase avanzata, spesso inoperabile e con una percentuale di guarigione non superiore al 15 percento” continua Spaggiari. “Con gli strumenti di anticipazione della diagnosi oggi a disposizione, possiamo rovesciare questi numeri: oltre l’ 80 percento dei pazienti può essere operato con un intervento chirurgico conservativo e con una percentuale di sopravvivenza dell’ 85 percento. Ma anche quando la diagnosi non è tempestiva, le nuove frontiere della genetica hanno permesso di disporre di farmaci fino a due volte più efficaci della tradizionale chemioterapia”. Si tratta dei cosiddetti farmaci biologici e molecolari.
Essi sono – a detta di de Marinis – “Due volte più efficaci della tradizionale chemioterapia e con un profilo di tollerabilità molto superiore. La mutazione più importante finora identificata è quella del gene EGFR, relativa a circa il 14 percento dei malati con adenocarcinoma polmonare in fase metastatica, che possono essere trattati con un inibitore di questo gene. I soggetti non fumatori ed ex fumatori – conclude lo specialista – esprimono quest’ alterazione genica nel 25 percento dei casi. Le terapie target, o a bersaglio molecolare sono in grado, se integrate con la chemio in senso sequenziale, di triplicare la sopravvivenza di questi soggetti rispetto a quanto sarebbe possibile con la sola chemio in soggetti senza mutazione”. Una speranza importante per tutti i degenti che combattono contro il “killer silente”.