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Garlasco, si chiude il cerchio: Alberto Stasi condannato


Milano – Sette anni di angoscia, tra sentenze ribaltate e prove rivisitate. La Giustizia, alla fine, ha fatto il suo corso, esprimendo una sentenza che per alcuni è suonata come una piccola punizione per una marachella. La famiglia di Chiara Poggi  ha invece tirato un sospiro di sollievo, in barba a polemiche, supposizioni, ipotesi del giorno dopo. La loro bambina, la loro Chiara, ha finalmente ricevuto Giustizia, quella con la “G” maiuscola. A commettere il delitto è stato, per il Tribunale di Milano, Alberto Stasi: il primo, unico, vero sospettato dell’ atroce delitto di Garlasco

Alberto Stasi


A carico del giovane, per ben due volte assolto dal terribile reato, ci sarebbero dei gravissimi indizi di colpevolezza, tali da ribaltare la sentenza della Cassazione datata 2009 che lo voleva estraneo ai fatti. Alla lettura della sentenza, emessa dai giudici Barbara Bellerio ed Enrico Scarlini e da un collegio di sei giudici popolari, Alberto Stasi è parso visibilmente choccato; solo nelle ore successive al verdetto, l’ ex bocconiano avrebbe dichiarato: “Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. È accaduto a me e non ad altri. Perché?“. Ben altra reazione è stata invece quella della famiglia Poggi, che ha espresso viva soddisfazione nel corso di una breve conferenza stampa subito dopo la condanna. “Ci aspettavamo la verità per Chiara – ha dichiarato, comprensibilmente emozionata, mamma Rita –  e oggi abbiamo avuto una risposta“.

LA SENTENZA. Dopo sette estenuanti ore di Camera di Consiglio, Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e ad un risarcimento di un milione di euro ai genitori e al fratello di Chiara Poggi. Come già anticipato, per alcuni la condanna è stata forse troppo mite: ad Alberto Stasi non sono state riconosciute le attenuanti generiche ma nemmeno l’ aggravante della crudeltà, nonostante l’ indubbia efferatezza del crimine, consumatosi in una calda mattinata d’ agosto a Garlasco. Mentre si attendono le motivazioni della sentenza, che verranno depositate entro 90 giorni, trapelano alcune indiscrezioni circa le prove che avrebbero incastrato Alberto Stasi. A cominciare dalla famosa bicicletta da donna, della quale l’ indagato non fece mai menzione, ma che invece apparteneva alla sua famiglia. Bici presente sulla scena – la tristemente famosa villetta di via Pascoli dove Chiara è stata rinvenuta cadavere – proprio negli istanti in cui si sarebbe consumato l’ omicidio della giovane studentessa universitaria.
Altro elemento chiave a discapito di Alberto Stasi è stato rinvenuto in bagno. Dopo aver commesso il delitto infatti, Stasi avrebbe lavato le mani proprio in quel bagno, lasciando le sue impronte ben visibili sul dispenser del sapone. Alberto Stasi, inoltre, non avrebbe mai fornito un alibi nella finestra temporale compresa tra le 9:12 e le 9:35 della mattina in cui Chiara Poggi è stata assassinata (13 agosto 2007); dettaglio da non trascurare, oltre alla nota camminata sul pavimento della villetta dei Poggi (nel corso della quale il ragazzo non avrebbe mai macchiato le scarpe, nonostante la quantità di sangue presente nell’ abitazione), è infine la telefonata che Alberto Stasi fece in cerca di aiuto per la sua fidanzata, il cui volto, a detta del presunto assassino, era pallido: peccato che anche il volto della ragazza fosse, invece, macchiato del suo stesso sangue.
Tutti questi elementi avrebbero decretato la colpevolezza di Alberto Stasi, sentenza che i suoi legali tenteranno di ribaltare nuovamente in Cassazione. Nel frattempo, i genitori di Chiara possono tirare un sospiro di sollievo: un regalo di Natale tanto inatteso quanto sperato, che non restituisce alla famiglia l’ amata congiunta, ma almeno placa la loro incessante sete di verità.