In questo bellissimo libro, emergono considerazioni, riflessioni scientifiche e testimonianze che inducono il lettore a mettere profondamente in discussione il proprio approccio alla vita. Partendo da considerazioni storiche colme di rappresentazioni e definizioni che trascendono la realtà e descrivono mondi spirituali vividi e concreti, fino a migliaia di testimonianze provenienti da persone di culture e luoghi diversi, Eben Alexander invita il lettore a non disperare per la propria condizione terrena, così scrive: “E’ assolutamente certo che integrando la visione scientifica del mondo con la spiritualità della condizione umana, si potrebbe ottenere una più completa visione della vita che impedirebbe di rendere monca l’esperienza che ognuno di noi compie sulla terra”. Il filo rosso che lega l’evolversi della cultura umana e, infatti colma di riflessioni e testimonianze che fanno del paradiso una presenza certa e indiscutibile. “Platone, scrive Alexander, non poteva conoscere la parola inglese murky (tenebroso, oscuro), riferito alla condizione umana, perché si tratta di un termine che indica l’oscurità in cui siamo immersi e che ci impedisce di vedere la luminosità dei cieli spirituali ricolmi di significati profondi , pieni d’amore incommensurabile e incondizionato. La vista fisica ci permettere di vedere dove siamo nel mondo fisico, ma non ci consente di cogliere il mondo dello spirito.” Al fine di trovare e rendere intellegibile la propria esperienza che non trova nelle parole gli strumenti adeguati per descriverne la profonda bellezza, Eben inframezza la sua prosa con alcune delle lettere inviategli dai lettori del suo precedente libro, i cui contenuti vanno a confermare ed arricchire le sue riflessioni. Molto interessanti sono le analogie e le problematiche che questo medico integra con la fisica quantistica, la quale sta arrivando a conclusioni molto simili alle visioni delle grandi religioni e dei grandi maestri spirituali. Basti pensare alla presenza della materia oscura, un rompicapo scientifico di cui non si riesce a provare l’esistenza, ma che risulta indispensabile per dare senso alle leggi cosmiche che governano l’universo dalla sua nascita; una sostanza invisibile, in grado d’attraversare oggetti solidi e di dare, così un senso al comportamento anomale delle galassie. Il modello scientifico standard, infatti prevedeva che l’universo, a seguito della gravità presente, si sarebbe fermato nella sua espansione dopo il Big Bang di 13,7 miliardi di anni fa, ma questo non si sta verificando. Il processo è ancora in atto e la responsabilità di questo fenomeno sarebbe da imputare a questa vera e propria energia definita oscura che si ipotizza sia massicciamente presente nel cosmo. Essa compone il 75% dell’universo. Un mistero e un’altra dimostrazione dell’inspiegabilità e dalla complessità di cui noi tutti siamo parte e che spinge la scienza ad interrogarsi incessantemente su se stessa. Uno dei tanti enigmi che forse, non si sarà mai in grado di sciogliere.
La scienza e in particolare la fisica quantistica, si trova di fronte a comportamenti della materia imperscrutabili. Gli oggetti solidi di cui è circondata la nostra vita, in realtà, sono composti da uno spazio per lo più vuoto e a da una configurazione particolarmente densa delle stringhe di energia che vibrano in uno spazio tempo multidimensionale. La scienza ha sempre maggiormente bisogno d’integrare la propria visione del mondo con la dimensione spirituale della condizione umana. Per l’induismo, i mondi nascono e tramontano di continuo, perché ogni nuovo ciclo della creazione è un respiro di Brahma, Dio. Quando Brahma espira inizia un nuovo ciclo. Quando inspira, tutto ritorna al punto d’origine. Il Buddha descrive la realtà come un vuoto: un vuoto che allo stesso tempo non è affatto sgombro, è pieno oltre l’immaginabile. Lao Tzu, il fondatore del taoismo, dice che il Tao è simile a un grosso ventre che produce tutto, ma non produce nulla. Descrizioni sorprendentemente vicine alle problematiche che gli scienziati incontrano nel tentativo di dare una spiegazione agli enigmi universali.
Il fatto che l’esistenza del paradiso può essere dimostrata, deriva dagli innumerevoli incontri che noi facciamo con il mondo spirituale. Tutti sappiamo, nel nostro intimo, che sono numerosi e inspiegabili tanti accadimenti quotidiani. Ma ci è stato detto che ciò che viviamo non è reale. E’ il lascito negativo che abbiamo ereditato da geni come Newton e dagli altri padri della rivoluzione scientifica. Ma il bello della scienza è quando i conti non tornano, quando una teoria non regge più, quando viene corretta e abbandonata. Piaccia o non piaccia ai materialisti della scienza odierna, è ciò che sta accadendo oggi.
Scrive Eben Alexander: ” non sei quello che pensi di essere. Sei molto di più. Ma per diventare quell’essere più grande, dovrai morire in quanto semplice creatura terrena quale ora sei. Devi diventare un essere celeste.”