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Alzheimer si cura con proteina del freddo

L’Università di Leicester ha scoperto una proteina che potrebbe curare i cervelli malati di Alzheimer. In particolare, l’attivazione di RMB3 avviene solamente in caso di allarme per shock termino e lavora come protettore delle funzionalità celebrali. I ricercatori si sono posti la seguente domanda: come fanno gli animali a mantenere intatte le loro funzioni celebrali quando vanno in letargo?

La risposta è proprio la proteina RMB3: durante il periodo invernale si attiva e protegge tutte le connessioni neurali dell’animale, così che esso possa svegliarsi dopo mesi di riposo senza aver subito danni ma addirittura con la stimolazione di nuove connessioni. Nei topi malati di Alzheimer, infatti, gli effetti del letargo indotto sono stati diversi rispetto a quelli visti su topi sani: la proteina RMB3, dopo un’ora in ipotermia, si era attivata solo in questi ultimi.

Come si spiega? La risposta è abbastanza banale: la degenerazione veloce dell’Alzheimer porta una diminuzione delle funzioni della proteina. Se si riuscisse a riattivarla, si potrebbe (forse) fermare il peggioramento della malattia. I vantaggi non finirebbero qui: la proteina RMB3 potrebbe essere utilizzata anche nella rianimazione, ad esempio con pazienti tenuti in ipotermia dopo un trauma cranico, per evitare l’espansione degli edemi dentro il cranio o lo stress fisico. 

Cervelli con e senza Alzheimer