Secondo quanto riportato dallo studio scientifico dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena pubblicato su Nucleic acid research, i tumori hanno un “tallone d’Achille“, indivuato nella porzione estrema del cromosoma delle cellule tumorali, chiamato Telomero. Questo punto preciso, se correttamente intaccato con le giuste terapie, rende sensibile la malattia all’azione dei farmaci, rendendo quindi più facile la guarigione e la cura.
Ma cos’è, in linguaggio medico, un telomero? I telomeri sono porzioni di Dna che si trovano alle estremità dei cromosomi e per la loro funzione possono essere considerati l’orologio biologico della cellula. Da questo punto è partito lo studio dell’Istituto nazonale Regina Elena, che ha spiegato come, analizzando il processo di invecchiamento cellulare, hanno indivuato nel telomero il punto debole delle cellule tumorali sul quale concentrare le cure mediche specifiche.
“Proprio in questa direzione è orientata la ricerca del gruppo da me coordinato, spiega Biroccio, in particolare abbiamo identificato diverse molecole capaci di legare una particolare struttura dei telomeri, chiamata G-quadruplex, e pertanto di bloccare l’accesso della telomerasi. I risultati che abbiamo ottenuto hanno chiaramente dimostrato che questa molecola non è un semplice inibitore della telomerasi, ma è in grado di distruggere rapidamente l’architettura dei telomeri determinando alterazioni citogenetiche che portano all’attivazione della morte cellulare programmata per apoptosi. Nello studio appena pubblicato, abbiamo scoperto che a rendere le cellule tumorali particolarmente sensibili all’azione di tali farmaci è la presenza di telomeri alterati”.
Ecco una gallery che vi mostrerà nei dettagli cos’è e com’è fatto un Telomero:
“Infatti, continua l’esperta, quando abbiamo creato un telomero artificialmente non funzionale nelle cellule sane, tali cellule sono diventate sensibili al trattamento. Abbiamo inoltre individuato dei marcatori molecolari, come la proteina H2ax attiva, grazie ai quali è possibile identificare il grado di danno al Dna telomerico di una cellula tumorale, che rende le cellule suscettibili al trattamento”. “Tali marcatori, chiude Ruggero De Maria, direttore scientifico del Regina Elena, potranno essere utilizzati in clinica per identificare i pazienti che risponderanno a farmaci antitumorali che danneggiano le estremità dei cromosomi“.