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Tassa sui condizionatori: la bufala corre sul web

Di recente sempre più blog ne parlano, ma la tassa sui condizionatori esiste davvero? Tutto parte da un articolo di Liberoquotidiano, in cui si denuncia un abuso attuato dal comune di Roma sui cittadini: la richiesta fatta loro è di rivolgersi ad una società locale per la “dichiarazione di avvenuta manutenzione” dei propri impianti di climatizzazione, ovviamente non a titolo gratuito. Il costo di tale prestazione, secondo la bufala, supererebbe i 200 euro per ogni cittadino, ma la fregatura sta nel fatto che non sia specificata la frequenza di questi controlli e quindi l’entità della spesa annua. Una notizia divulgata in questi termini suona subito allarmista, ma è anche imprecisa e va vista anche sotto i termini di monetizzazione che, con notizie scandalose come questa, aumenta a dismisura per siti web di minor calibro. Infatti, ilsole24ore ne fa una questione da poco e non senza motivo: “I controlli di efficienza delle caldaie scattano con periodicità differenti (in genere due o quattro anni), a seconda di quanto stabilito dalla normativa regionale.”

Quei 200 euro esistono anche secondo questa fonte, ma hanno quasi lo stesso peso del canone televisivo su una famiglia media, perché dilazionati nel tempo. La nuova norma che richiede un nuovo libretto “d’identità” per condizionatori e caldaie, e queste spese per manutenzione supplementare degli stessi, è descritta nello stesso comunicato pervenuto ai cittadini romani, che non sono i primi di tutta Italia a doversi conformare a tali standard. “L’articolo 9 della Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2000 sul rendimento energetico nell’edilizia” si legge nel comunicato completo, “al fine di ridurre il consumo energetico ed i livelli di emissione di biossido di carbonio, prevede che gli Stati Membri adottino le misure necessarie per effettuare ispezioni periodiche sui sistemi di condizionamento d’aria.” Dunque, si tratta di una legge che influenzerà non soltanto l’Italia, ma anche tutti i Paesi aderenti all’UE e, nonostante i costi siano stati omessi per ovvie ragioni logistiche, di fatto non si tratta di una vera e propria tassa. Dipende tutto dall’entità dei consumi personali, dalla quantità di impianti posseduti e dalla loro potenza, nonché dal numero di controlli necessari affinché l’elettrodomestico sia a norma.