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Flavia, Roberta e Valeria: orgoglio italiano tutto in rosa

Cos’è l’orgoglio? E’ una virtù o si avvicina per definizione ad uno dei vizi capitali? Se sfogliamo un qualunque dizionario della lingua italiana, sentiremo parlare di esso come di  un “Sentimento unilaterale ed eccessivo della propria personalità o casta, che isola l’individuo o ne altera i rapporti sociali o affettivi”. L’orgoglio, però, è definito nello stesso tempo una “Giustificata fierezza“, un sentimento che ci riempie di felicità e ci fa, appunto, essere fieri di qualcuno o di qualcosa. Potrebbe non essere un caso se, nella sua accezione più “positiva”, l’orgoglio assume un “sesso”, quello femminile, nonostante sia un sostantivo con i pantaloni. Le ultime vicende di sport e spettacolo che hanno coinvolto il nostro Bel Paese sembrerebbero confermare l’assunto secondo cui l’orgoglio “buono”, quello che ci rende fieri di essere italiani, è tutto “rosa”.

VALERIA. L’orgoglio italiano al femminile ha cominciato a prender vita nella serata di ieri quando, presso il blasonato Lido di Venezia, Valeria Golino è stata insignita della prestigiosa Coppa Volpi: trofeo meritatissimo per l’interprete di “Per Amor Vostro” di Gaudino, che la Golino – bellezza eterea, sublime talento – ha dedicato a suo padre. “Sono contenta anche per le persone che mi vogliono bene e per i miei amici non udenti che mi hanno aiutato in questa avventura”, ha dichiarato una visibilmente emozionata Golino, che si porta a casa la seconda Coppa Volpi della sua carriera a ben 19 anni di distanza dal primo riconoscimento. “Non cambia niente, spero che sia sempre così. Sono molto contenta per me”.

FLAVIA E ROBERTA. Alle ore 21,00 italiane è andato in scena l’orgoglio in rosa atto secondo: protagoniste del miracolo tricolore due sportive legate da una solida amicizia e da una sana rivalità sportiva. In una Nazione, quella italiana, che osanna principalmente gli agognati calciatori brasiliani ed argentini, la duplice impresa di Flavia Pennetta e Roberta Vinci apre uno spiraglio di speranza per il “bello sport”, fatto di sacrificio, costanza e costruito per vivere dei momenti magici, come quello di New York di ieri sera. A prescindere dal risultato finale – la Pennetta ha portato a casa l’ultimo, a suo dire, trofeo della carriera – le due ragazze pugliesi hanno compiuto un vero e proprio miracolo: portare in auge il tennis italiano, battendo “giganti in gonnella” del calibro di Serena Williams.

Un orgoglio italiano, che neanche l’impresa economicamente folle del Premier Matteo Renzi (150mila euro di spese per assistere alla finale nella Grande Mela) è riuscito ad offuscare. Valeria, Flavia e Roberta hanno illuminato una Nazione anche oltre i confini nostrani, una Nazione troppo spesso associata ad epiteti sgradevoli come “mafia” e “bunga bunga”, ma che ha riscoperto, in un sabato qualunque di settembre, il piacere di rialzare la testa.