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Thailandia, Luglio 2015. Le foto di un viaggio

E’ quando si arriva all’aeroporto internazionale di Bangkok che ci si accorge di vivere in uno spaccato di Mondo difficilmente attuabile qui in Occidente. Lo si capisce dai sorrisi di tutti: che si ci trovi di fronte a belle o brutte storie  comunque tutti hanno il sorriso chiaro e limpido stampato sui propri volti. Considerato che l’aeroporto internazionale non è centralissimo, ma nemmeno troppo periferico, quello che stupisce nello spostamento per arrivare nel centro della megalopoli è che non si arriva mai, le distanze in Bangkok sono decuplicate rispetto a qualsiasi città Europea, Bangkok è immensa. Ovunque vi sono persone e c’è tutto, ma davvero tutto; manca solo l’aria, almeno nel mese di Luglio nel quale son stato, manca l’aria da respirare, è più rarefatta che in altri luoghi e ci si abitua poco o nulla; e al fianco di un grattacielo c’è una baracca, situazione non d’eccezione, ma consueta. E’ impossibile che vi sia elettricità, mi ripetevo, è che i tralicci elettrici non son ordinati, bensì un groviglio di fili accatastati l’un sull’altro come elastici, e nel mezzo di essi pure le scorte nel caso di rotture.

Le strutture di Thailandia, nelle proprie mancanze son quasi tutte perfette, con orari precisi, con scambi commerciali casuali, ma perfetti, con tutto quello che ti circonda che ti fa credere che no, che non è vero, ma invece. Si pensa anche che l’aria condizionata non sia indispensabile, così la si pensa in Europa, ma invece. Invece in Bangkok l’aria condizionata non è un optional, l’aria condizionata in Bangkok, per chi la accarezza da turista, l’aria condizionata è vita, se ne sente il bisogno, almeno per riuscire a respirare a pieni polmoni. Nel momento preciso dell’ 11 Luglio alle 21, nel momento in cui ho messo piede al sessantaquattresimo piano dello Sky Bar, in quel momento ho pensato che il mondo fosse più grande di come lo vedo di solito. E’ che ti cambia la prospettiva, ma non sei su un aereo e puoi guardare uno spaccato di mondo almeno per un po’. E’ tutto luci e buio, è tutto un mondo da vedere con i propri occhi. A vederlo da così in alto non ti sembra uno spaccato di mondo dove l’Iva è al 7%, in quel momento ti sembra come un altro o un altro qualsiasi, ma è Bangkok e quando scendi in ascensore ti trovi in Silom Road e un po’ di paura alle 23.30 ti sale su per le gambe mentre vedi volti vagare ed un numero incredibile di macchine che a quell’ora di quel martedì giravano ancora ad un orario che qui ci trovi le strade quasi deserte.

Ma è nel nord della Thailandia che tutto assume un significato più profondo, dove con tre euro compri bracciali di giada, dove con estrema prudenza ed umiltà puoi vedere templi su templi senza per questo perdere lo spirito di libertà e di viaggiante che ti porta a mangiare per ristoranti stranissimi, a Chiang Mai la vita ti sembra più ordinata, il centro commerciale più grande della città è davvero grande e non per modo, ma realmente. Non ho molte parole per descrivere la città vecchia in Chiang Mai, è una città vecchia murata e tutto sembra essere rimasto come vent’anni prima, esternamente è l’Oriente di adesso, ma non fa paura, anzi, girando sembra tutto piuttosto ordinato, tutto a posto.
Chiang Rai è il collegamento ideale per andare ai confini della Thailandia con Laos e Birmania, ma Chiang Rai per davvero è caotica e non è pratica come altre zone, un traffico pazzesco ed uno smog altissimo, povertà a tratti e zone che sembrano il 1960 a San Benedetto, poi però si parte per il Nord ed il triangolo d’oro al confine, con le donne giraffa e le piantagioni di The.
Preso un aereo interno e tornati a Bangkok, per poi con autobus e battello arrivati a Ko Samet, le Maldive thailandesi, isola verde e con spiagge bianche che ricordano luoghi incontaminati e puri, con un unica zona davvero edificata, ma per tutto il resto poche strutture e sola natura vergine. La si può accostare all’isola di Robinson Crusoe, per esser più precisi una foresta nel Golfo di Thailandia, con uno squarcio di vita da vivere che contrasta con il resto.
Tre settimane in Oriente per tornare con la consapevolezza di vivere qui in un mondo più veloce, senza i pensieri orientali e senza la calma ed il silenzio che vi regna. E con la consapevolezza perchè no, di poter viaggiare per un periodo piuttosto lungo con un budget alla portata di tanti. Buona Vita.