L’Aidaa ha difeso infatti le capre, sottolineando che l’animale è molto più intelligente di quello che si pensa e consigliando a Sgarbi di trascorrere qualche giorno in una fattoria per poter verificarne la veridicità. Come lo stesso Croce ha ammesso, si è trattato comunque di una vera e propria provocazione, ma la risposta del critico d’arte non si è fatta attendere. Sgarbi ha infatti sottolineato di non aver mai usato il termine “capra” assieme ad aggettivi spregiativi perché considera molti esseri umani inferiori all’animale. Ha poi concluso la risposta con una nota ironica: “Suggerisco comunque all’Aidaa di fare un esposto anche contro Gesù Cristo che, identificandosi nel buon pastore, ha riconosciuto negli uomini le sue pecore”. In ogni caso, Giampaolo Cicconi, legale di Sgarbi, ha sottolineato che usare la parola “capre” in senso spregiativo non presenta nessun reato perseguibile penalmente.