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Blackstar: il testamento oscuro del Duca Bianco Bowie

Il “Duca Bianco” ci ha lasciati, ma la sua musica resterà immortale, per sempre. David Bowie, deceduto a causa di un cancro a 69 anni appena compiuti, ha regalato al mondo musicale la sua ultima opera, “Blackstar”. Un album, uscito lo scorso 8 gennaio (giorno del compleanno dell’artista), divenuto un autentico testamento dell’arte e della vita di David Bowie, la cui pesante ma straordinaria eredità non sarà facile da raccogliere per le nuove generazioni. Negli ultimi video tratti dall’album – “Blackstar” e “Lazarus” – David Bowie appare fisicamente cambiato, segno di come la malattia lo avesse pesantemente indebolito nel corpo, ma non nell’anima. Un altro elemento emerge, però, dalla rilettura del video di “Blackstar”, attorno al quale aleggia già un sottile aspetto “esoterico”.

Scenari cupi, teschi, un Bowie bendato, già visto nel primo singolo dell’album “Blackstar”, “Lazarus”, uscito lo scorso 18 dicembre: le immagini, il sound, la voce del “Duca Bianco” in “Blackstar” hanno fatto sussultare non solo i fan dell’eclettico artista, ma soprattutto i patiti del “complottismo” delle sette note, che hanno intravisto nella clip di Bowie chiari riferimenti all’esoterismo. Il blog “Oltre la musica”, in particolare, ha ravvisato nel testo e in alcuni frame di “Blackstar” dei richiami abbastanza eloquenti all’occultismo. Un caso, una mossa pubblicitaria o un’inversione di tendenza di mister “Ziggy Stardust” dovuta, forse, alla sua grave patologia? Le congetture si susseguono rapidamente quando si parla di messaggi subliminali nel mondo della musica; Bowie, del resto, è solo l’ultimo nome – in ordine cronologico – a ricevere un’accusa di tal genere.

Entrando nel vivo del “caso Blackstar”, secondo il noto portale Oltre La Musica nel videoclip, della durata di 10 minuti, alle musiche ed ai ritmi inquietanti dell’ultimo David Bowie si accompagnano atmosfere “dark”, teschi e personaggi che pare vengono condotti per mano dal cantante inglese a prender parte ad un rito iniziatico, di matrice tutt’altro che “cattolica”. Un tripudio di immagini forti, una destabilizzante componente iconografica che si affianca ad un testo, a detta degli studiosi di occultismo musicale, piuttosto ambiguo.

“Il giorno in cui è morto è successo qualcosa, lo spirito è salito di un metro e si fece da parte. Qualcun altro prese il suo posto, e coraggiosamente urlò: “Sono una Stella Nera, sono una Blackstar”! Quante volte cade un angelo?“. Il brano di David Bowie è impregnato, a detta dei complottisti, di richiami a Lucifero ed a citazioni ad un romanzo, “Ormen”, scritto da un autore svedese, Stig Dagerman, morto suicida a soli 31 anni. Tali congetture, tuttavia, possono essere totalmente confermate? L’unico che potrebbe rispondere è, ironia della sorte, proprio il compianto Bowie, già in passato aspramente criticato per la sua presunta bisessualità e per i suoi “sottili” inviti al Satanismo. Prima di lui, anche Beatles e Rolling Stones avevano dovuto difendersi dalle medesime accuse, non esponendosi mai del tutto per non sbiadire il proprio mito, nutrito proprio dal suo mistero. David Bowie, la “Blackstar” della musica internazionale, non potrà mai dire la sua. Poco male, perchè per il trasformista delle arti parlerà, sempre e comunque, la sua musica.