L’anno scorso, il premier Narendra Modi lanciò il progetto “Beti Bachao, Beti Padhaò” (Salva la bambina, educa la bambina). La sua campagna sembra però avere ancora molta strada davanti a sé. Khushboo, che viveva in uno degli stati più arretrati dell’India, ne è la prova. La ragazza frequentava regolarmente la scuola superiore locale con ottimi risultati. Con lei, vivevano il padre Sunil Takhur e la matrigna Poonam Devi. Sarebbe stata proprio quest’ultima ad accettare 2 mesi fa una richiesta di matrimonio. Khushboo però non era affatto d’accordo con l’idea. “Non voglio sposarmi – ha dettoalla famiglia lo scorso 3 febbraio – voglio studiare!”. Un gesto di sfida nei confronti dei genitori che le è costato la vita.
La notizia risale a qualche giorno fa ma solo oggi il quotidiano Mail Today ha reso nota la vicenda. La giovane, arrivata in ospedale con ustioni sul 90% del corpo, è morta venerdì scorso, dopo 2 giorni di agonia. A denunciare l’intera vicenda alla polizia è stato il fratello maggiore della ragazza, Amrit Raj. Il giovane ha accusato apertamente di omicidio il padre, la matrigna e altri parenti, tutti latitanti. Secondo la sua testimonianza, Khushboo non ha mai avuto intenzione di sposarsi: preferiva proseguire la sua istruzione. Una scelta che per noi è banale quella di posticipare un matrimonio, ma che ha causato la morte di una 16enne colpevole solo di voler studiare.