I genitori di Eleonora sono consapevoli che la figlia non diventerà una campionessa, ma sono comunque molto orgogliosi di vederla sorridere e divertirsi. La 13enne si sottopone agli allenamenti 2 volte a settimana, cercando sempre di tenere il ritmo delle compagne e facendo gli stessi esercizi che l’allenatore assegna a tutte: “Se sbaglia, l’aspettiamo. Chi fa coppia con lei, lo fa col sorriso sulle labbra, pronta a batterle il cinque”.
Eleonora non ha limiti psicomotori gravi, quindi giocare a pallavolo può solo farle bene. “Non è stato facile – ha spiegato la mamma Lula – Abbiamo scoperto che nostra figlia fosse Down soltanto dopo la nascita. Ti crolla il mondo addosso, pensi che non puoi farcela. Poi, però, scopri che la strada è in salita, ma può essere comunque meravigliosa”. Livio Manganozzi, vice presidente dell’Associazione Italiana Persone Down, ha spiegato che lo sport è un buon veicolo di integrazione e aiuta a relazionarsi. “La più forte della squadra? Sono io, naturalmente” ha spiegato la ragazza.