Il ritrovamento dei due orsi di mare, insieme ad un loro uovo, avvenne nel lontano novembre 1983. Questi tardigradi erano intrappolati in uno dei campioni di ghiaccio prelevati dall’Antartide. Dopo essere stati conservati a -20°C per 30 anni, gli scienziati hanno deciso di liberarli dalla loro ibernazione e di osservarne il “risveglio”. Questo, durato circa 2 settimane, non sembra aver creato problemi nei due piccoli organismi. Anche l’uovo ritrovato ha resistito all’ibernazione senza conseguenze: si è schiuso e ha dato vita a sua volta ad altri esemplari sani. Lo studio, e tutte le osservazioni in merito, è stato pubblicato sulla rivista Cryobiology dai ricercatori dell’Istituto Nazionale Giapponese per le Ricerche Polari, che hanno “liberato” i due tardigradi dall’ibernazione di cui erano vittime.
Già noti al mondo scientifico per la loro incredibile capacità di resistenza ad ambienti ostili, i segreto dei tardigradi è il loro DNA. Questo è composto da geni di differenti specie e per questo viene definito “DNA alieno”. I ricercatori dell’università del North Carolina a Chapel Hill, alcuni mesi fa, lo hanno analizzato dimostrando che il 17% dei geni presenti nell’organismo dell’orso d’acqua appartiene a specie diverse, tra cui funghi e virus. Questa scoperta è, forse, il primo gradino per scoprire i segreti di una corretta ibernazione. Il prossimo passo sarà appunto studiare più approfonditamente il DNA dei tardigradi per cercare di scoprire il meccanismo per ha compensato i danni genetici subiti durante questo trentennale riposino.